Inaugurato lo scorso ottobre 2012 e operativo da agosto dello stesso anno, l’impianto idroelettrico di Bujagali si attesta come il più grande progetto realizzato in Uganda e in tutta l’Africa con un meccanismo di “public-private partnership”. L’impianto da quasi 900 milioni di dollari, sorge otto chilometri a valle delle sorgenti del Nilo Vittoria, nei pressi della località di Jinja. Nel 2007, il progetto è stato nominato “Project Finance Deal of the Year” dalla rivista internazionale Euromoney Project Finance, insieme ad altri quattro progetti sostenuti dalla European Investment Bank.
Secondo “The Economist”, l’Uganda è uno dei pochi Paesi africani che sta seriamente affrontando il tema delle riforme strutturali e si stima che il suo tasso di crescita potrà oscillare tra il 7,5% e il 10% nel periodo compreso tra il 2012 e il 2016. La difficoltà di approvvigionamento energetico, in quest’ottica, gioca un ruolo cruciale tanto che l’Associazione Manifatturiera Ugandese ha stimato che negli ultimi anni il Paese ha visto ridursi la sua capacità di crescita del 5% annuo a causa della crisi energetica.
A fronte di un picco di domanda stimato intorno ai 450 MW, nel 2011 la capacità massima raggiunta dagli impianti idroelettrici esistenti – maggiore fonte energetica del Paese – non ha superato i 310 MW. A ciò si aggiungono i numerosi blackout, l’abbassamento del livello delle acque del lago Vittoria e un aumento del prezzo dell’elettricità dovuto soprattutto al sistema di sussidi governativi volti ad acquistare elettricità prodotta da fonti fossili (principalmente impianti a diesel).
Il progetto di Bujagali nasce, dunque, per rispondere a queste problematiche. Si tratta di una centrale idroelettrica ad acqua fluente da 250 MW sul fiume Nilo Vittoria. L’impianto si trova a valle del progetto idroelettrico Owen Falls che regola il deflusso delle acque del lago Vittoria nel fiume Nilo Vittoria. Il progetto utilizza un salto lordo di circa 22 m e include: uno sbarramento mobile con una portata di 3,300 m³/s composto da due paratoie radiali ed una a ventola; una paratoia di emergenza con una capacità di 1,200 m³/s; una diga in terra alta 30 m costituita da cuore in roccia e rivestimento in argilla; una diga a gravità in cemento alta 30 m; una casa macchine in cemento con opera di presa integrata; 5 turbine idrauliche Kaplan con doppia regolazione; 5 generatori da 100 giri/minuto e una sottostazione da 132 kV.
È l’italiana Salini che si è occupata della costruzione della diga, con un appalto da 499 milioni di dollari. I soggetti coinvolti sono molteplici. Secondo i meccanismi del project finance, mentre il 20% viene finanziato da Ips-Industrial Promotion Services (Kenya) e Sithe Global Power (USA), il restante 80% viene finanziato da un pool di investitori internazionali che comprende, tra gli altri, la Banca Mondiale, la Banca Africana per lo Sviluppo, European Investment Bank, KfW, Proparco. Ips fa parte di Akfed (Aga Khan Fund for Economic Development), il gruppo finanziario che fa capo all’Aga Khan. Inoltre, per la realizzazione e la gestione dell’impianto di Bujagali è stata costituita la Bujagali Energy, società di progetto tra la Sithe Global Power, Ips e il Governo Ugandese.
MWH lavora sul progetto dal 2005 come owner’s engineer, fornendo vari servizi di consulenza per conto degli sponsor Ips e Sithe Global Power. Anzitutto assiste il cliente nella fase di preparazione del progetto preliminare e della documentazione necessaria per la gara volta alla selezione dell’Epc contractor e nella fase di selezione e negoziazione contrattuale. Poi fornisce anche consulenza tecnica al pool di investitori e all’organismo di controllo “Dam Safety Panel”. Infine, assiste il cliente nella fase di financial closing, di start up e di collaudo, continuando ancora adesso a fornire supporto nella fase iniziale di operatività dell’impianto.
Con l’obiettivo di mitigare l’impatto dell’opera sull’ambiente e le comunità locali, e di dare un nuovo impulso all’economia del Paese, sono state implementate numerose misure di compensazione che vanno dalla creazione di fonti alternative di approvvigionamento idrico (pozzi, acquedotti ecc.) per villaggi lontani dal fiume, alla piantumazione di nuova vegetazione locale su isole e sponde fluviali nei pressi dell’invaso di Bujagali e del fiume a valle.
Durante la costruzione è stata posta molta attenzione al monitoraggio della qualità delle acque e della riserva ittica sia nell’invaso sia nel fiume a valle, reintegrandola dove necessario con specie native. Anche l’industria del turismo è stata oggetto di tutela, in particolare per quanto riguarda il grande afflusso di appassionati di rafting e visitatori delle cascate di Bujagali. Sono stati creati percorsi alternativi per le società che si occupano di questo sport e sono state create nuove strutture turistiche legate alla visita del lago Vittoria e delle cascate.
Infine, il processo di consultazione con gli stakeholder coinvolti – rappresentati delle comunità locali, Ong, funzionari pubblici ecc. – non è mai cessato, così come si definiva già nel 2006 nel Social & Environmental Assessment report stato presentato al Governo dell’Uganda (National Environmental Management Authority) e ai potenziali investitori.
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