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Misurare la colorazione delle acque di scarico trattate dagli impianti di depurazioneERT

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Di Davide Duregon, Product Manager Analysis in Endress+Hauser Italia

Ogni colorazione atipica nelle acque di scarico trattate dagli impianti di depurazione è oggetto di studio da parte degli Organi di Controllo. Sebbene non ci sia un vero e proprio valore da considerare, tuttavia il limite è presente all’interno dell’allegato del Decreto Legislativo n.152 in termini di rapporto di diluizione. A seconda del recapito, ovvero scarico in acque superficiali oppure in fognatura, si passa da un rapporto di diluizione 1-20 oppure 1-40. In generale la presenza di colore e di composti che lo causano viene vista come indesiderabile nelle acque di ogni tipo, siano esse domestiche o industriali.

La conseguenza è che il colore nelle acque reflue viene considerato come un indice d’inquinamento, che necessita di un trattamento prima dello scarico. Al fine di ridurre o eliminare detta colorazione vengono utilizzati prodotti organici decoloranti dosati nella vasca di ossidazione, oppure si applica il processo di ossidazione mediante reazione con ozono.

Un esempio di quanto quest’ultimo processo possa essere utilizzato con successo, è rappresentato dal caso di un nostro cliente di lunga data che vede tra i suoi soci diversi enti locali e imprese, la maggior parte delle quali opera nel settore tessile.

Nello specifico, l’esigenza del cliente è quella di avere una misura certa del colore in uscita all’impianto di depurazione per regolare il dosaggio di ozono al fine di mantenere la qualità desiderata dell’effluente. Le acque trattate presentano una colorazione residua derivante dalla presenza di coloranti non metabolizzati nel processo biologico. La maggior parte delle aziende, titolari degli scarichi delle acque di processo addotte alla depurazione, operano infatti nel settore tessile.

Per soddisfare l’esigenza del cliente, è stata utilizzata la seguente strumentazione:

Centralina Multiparametrica CM44P basata sulla tecnologia digitale Memosens

In sostanza la misura dell’assorbimento si basa sull’interazione della luce introdotta con il mezzo attraversato. In generale una sorgente di luce emette radiazioni attraverso il fluido e la radiazione trasmessa è misurata sul lato del rilevatore. Un fotodiodo riconosce l’intensità della luce e la trasforma in una corrente fotoelettrica. L’intensità della luce assorbita è proporzionale alla concentrazione del mezzo da misurare. La conversione finale in unità di assorbimento (AU, OD) viene eseguita dal trasmettitore.

Inizialmente i campioni sui quali sono stati fatti i test, sono stati presi direttamente a valle del trattamento biologico e trattamento di chiariflocculazione con Sali di Alluminio e a monte del dosaggio di ozono. Sono state eseguite quindi delle diluizioni per simulare le variazioni della concentrazione e sono stati infine analizzati in tempo reale con uno strumento spettrofotometro da laboratorio.

Sono stati quindi generati 4 campioni con concentrazioni differenti per verificare la linearità e stabilità della misura. In particolare, partendo dal campione tal quale al 100%, si è proceduto con diluizioni arrivando ad ottenere rispettivamente il 70, 50 e 30% del prodotto iniziale. A questi campioni, è stato aggiunto anche un ulteriore sample prelevato direttamente dall’uscita dell’impianto di depurazione ozonizzato.

Le prove hanno dimostrato una rappresentatività e linearità nella misura tale da giustificare la successiva installazione in campo della catena di misura. I dati misurati in continuo dal sensore hanno avvalorato quanto testato precedentemente permettendo una regolazione del dosaggio di ozono con due vantaggi per il cliente, la gestione puntuale dell’impianto con un occhio vigile sull’andamento del processo e la riduzione dei costi per consumo del reagente. Il risultato è la certezza assoluta di un effluente a regola d’arte secondo la legislatura vigente. 

I fotometri di processo Endress+Hauser che sfruttano differenti spettri di luce, UV, Visibile e IR-NIR, assicurano delle misure precise e riproducibili. Il loro semplice principio di misura permette loro di approcciare differenti applicazioni in tutti gli ambiti industriali. Ad esempio grazie al design igienico possono essere utilizzati nell’industria alimentare e farmaceutica, la loro resistenza in termini di temperatura e pressione li rende ideali per processi in campo chimico e nell’Oil&Gas ed infine la totale assenza di reagenti e la possibilità di essere tarati direttamente in linea consentono un integrazione perfetta nei processi a ciclo continuo.

Portasensore con finestre ottiche affacciate al processo OUA260