A Macfrut il consorzio ha presentato i risultati di una recentissima ricerca svolta nei mesi di marzo e aprile 2017 con le fragole Sabrosa (Candonga) che dimostra i benefici reali del packaging anti-spreco dal campo alla tavola. Nell’aspetto sembra una cassetta qualunque, ma grazie a un innovativo brevetto, frutto di cinque anni di studi universitari, è uno strumento intelligente contro lo spreco alimentare: consente infatti di ridurlo in modo significativo. È il packaging Attivo che Bestack – il consorzio non profit dei produttori italiani di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta – ha messo a punto insieme all’Università di Bologna dopo un lungo percorso fatto di analisi (4.500 solo nel 2016), panel test e campionamenti nei magazzini e nei punti vendita. Permette di prolungare la shelf life della frutta, riducendo di conseguenza gli scarti: si parla potenzialmente di 850 mila tonnellate di prodotto salvate dalla spazzatura ogni anno in Italia.
Il progetto è partito il 13 marzo nello stabilimento Apofruit di Scanzano Jonico, in Basilicata, dove la cooperativa ha testato gli imballaggi Attivi Bestack per una parte del confezionamento delle fragole varietà Sabrosa (Candonga) commercializzate con il brand di qualità Solarelli. Dal Metaponto il prodotto, in parte imballato in packaging attivo, in parte in cartone tradizionale e in parte in cassette di plastica tradizionali, è stato spedito nella piattaforma di Cesena, dove Apofruit ha il suo quartier generale. Arrivato a destinazione, sono state effettuate analisi visive comparative sul prodotto confezionato nelle differenti confezioni in due condizioni di temperatura, a 17 gradi (parametro standard in cui vengono effettuati dalle catene dei supermercati i test di qualità) e a 21 gradi (la temperatura considerata dall’Università). Il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari di Cesena (Università di Bologna) in due mesi ha analizzato quasi 600 kg di fragole su oltre 20 tonnellate di prodotto impiegato per la sperimentazione, per un totale di 3.600 controlli su 1.200 cestini. Queste hanno permesso di evidenziare i benefici in termini di minore scarto dell’imballaggio attivo, a 48 ore dopo il confezionamento, così come a 72 e a 96 ore.
L’obiettivo di questo test con le fragole era anche quantificare i potenziali benefici commerciali con l’utilizzo dell’imballaggio attivo, dal produttore al consumatore. Per questo, oltre al risultato intrinseco, ci si è focalizzati sul rilevamento del percepito finale. Così alla fine di marzo è stato coinvolto anche Dimar, gruppo distributivo del Nord-Ovest, presso i cui punti vendita, la settimana prima di Pasqua, è stato impostato un test di gradimento sui consumatori, per quantificare a casa la loro preferenza per le fragole confezionate in imballaggio Attivo rispetto a quelle in packaging in cartone tradizionale.
“L’esperienza proposta è certamente un ottimo esempio di come la ricerca e l’innovazione possano essere la chiave di volta per migliorare la competitività del nostro sistema produttivo in generale e ortofrutticolo in particolare, che grazie alla capacità di allungare la shelf life dei prodotti e alla conseguente riduzione degli scarti, favorisce le possibilità di conservazione assumendo un ruolo decisivo per poter corrispondere alle esigenze logistiche e distributive e, in ultimo, alle aspettative del consumatore”. Queste le parole dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Emilia Romagna Simona Caselli in apertura dei lavori per la presentazione della ricerca, partita a marzo e oggi ancora in corso.
La mole di dati raccolta è enorme, ma dalle elaborazioni dell’Università già si possono evidenziare due macro trend: innanzitutto la percentuale di scarto di fragole confezionate nell’imballaggio Attivo in cartone è inferiore rispetto al prodotto confezionato in altre tipologie di imballaggio dell’8-18%, sia a 48, 72 che a 96 ore dopo il confezionamento, nei due mesi di test.
“Inoltre questa percentuale è in costante aumento con il progredire della stagione e con l’innalzamento delle temperature, tanto da arrivare a differenziali di scarto superiori a fine aprile ad oltre il 20%. – dichiara la professoressa Rosalba Lanciotti, responsabile degli studi universitari – Maggiori sono infatti le conduzioni di stress del prodotto (alte temperature e umidità), maggiore è l’evidenza del beneficio dell’imballaggio Attivo”.
Questo trend è confermato anche dall’ufficio Qualità di Apofruit, che ha misurato i benefici dell’imballaggio Attivo secondo gli standard interni. Il vantaggio anche in questo caso è significativo, seppur con percentuali inferiori: le riduzioni di scarto nei due mesi oscillano tra i il 2% e il 7%, anche in relazione alla inferiore temperatura di analisi.
“È interesse del nostro gruppo porre la massima attenzione alle innovazioni che consentono di qualificare meglio l’offerta produttiva, specie se utili a combattere la deperibilità dei prodotti stessi. – sottolinea Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit – Al contempo riteniamo fondamentale comprendere le potenzialità di queste innovazioni applicate ai casi reali, dal produttore al consumatore. Sulla base di queste premesse abbiamo partecipato al primo caso di verifica sul campo dell’imballaggio Attivo, mettendo anche a disposizione il nostro ufficio Qualità. Dalle nostre analisi è emerso che, anche in relazione a condizioni di temperatura inferiori rispetto a quelle dell’Università, questo packaging consente di ridurre lo spreco rispetto ad altri imballaggi tradizionali, dal 3 all’8%. Per questo continueremo a lavorarci”.
Ma è dall’esperienza del consumatore che vengono i dati più interessanti per la filiera ortofrutticola, in quanto confermano quei benefici che la ricerca fino ad oggi condotta ha dimostrato esserci lungo la catena distributiva. Nei sei punti vendita coinvolti – tre con fragole confezionate in imballaggio attivo e tre con fragole nel cartone tradizionale – sono stati intervistati 400 consumatori. Le interviste hanno messo in evidenza due dati importanti: le fragole in cartone ondulato Attivo si conservano meglio rispetto a quelle confezionate in cartone tradizionale. Inoltre il prodotto risulta più apprezzato.
“Gli intervistati che hanno consumato il prodotto confezionato in imballaggio Attivo rivelano che il prodotto ha più tempo per essere consumato rispetto al prodotto confezionato in imballaggio tradizionale. Si riduce del 3% circa la percentuale di scarto domestico e c’è la possibilità di dilazionare il consumo nel tempo. – spiega il prof. Roberto Della Casa – Se a questo poi si aggiunge la riduzione degli sfridi a negozio, che attualmente stiamo ancora misurando, possiamo parlare di riduzioni di scarto, a metà campagna fragole e con tutto il periodo caldo ancora da venire, che già superano il 5%”. Tutto questo grazie alla migliore facilità di conservazione del prodotto confezionato in imballaggio Attivo. La shelf life delle fragole in packaging Attivo conservate in frigorifero risulta superiore del 13%. Il beneficio è ancora più evidente per il prodotto conservato a temperatura ambiente: in questo caso la percentuale sale al 19%.
Sulla base di questi dati, gli intervistati che hanno comprato fragole in imballaggio attivo si sono detti totalmente soddisfatti del prodotto acquistato, per una percentuale di gradimento del +8% rispetto al campione che ha comprato fragole in imballaggio tradizionale.
“In sostanza nei tre livelli della filiera si confermano quindi benefici significativi, che consentono di qualificare meglio l’offerta ortofrutticola. – conclude Claudio Dall’Agata, direttore di Bestack – Lo sviluppo di componenti di servizio degli imballaggi a supporto del prodotto contenuto è un elemento di creazione di valore, che l’indotto deve sviluppare, la produzione deve difendere e la distribuzione condividere. Se così sarà, anche il consumatore avrà l’opportunità di riconoscere i vantaggi del nostro progetto, sia in termini economici che di sostenibilità, potendo mangiare prodotto conservato meglio e contribuendo alla lotta allo spreco alimentare”.