Come stimolare una crescita economica che consenta di salvaguardare il rapporto deficit/PIL e al contempo destinare risorse importanti a iniziative di tutela sociale che, invece, tale rapporto tendono a deprimere? E d’altro canto, come limitare drasticamente le emissioni climalteranti? Le due questioni sono complementari, perché affrontare con determinazione la seconda può innescare gli investimenti per lo sviluppo sostenibile utili alla soluzione della prima, mettendoci nella condizione di fare PIL con l’efficienza energetica.
In Italia oggi, oltre un terzo dei consumi di energia è ascrivibile al settore civile e, naturalmente, la decarbonizzazione non può che passare attraverso un piano generalizzato di trasformazione del patrimonio immobiliare, ma il nuovo Rapporto del CRESME certifica che l’efficienza energetica resta la cenerentola degli investimenti, e i dati dell’ENEA mostrano che le riqualificazioni energetiche profonde sono ancora al palo. Favorire gli interventi di trasformazione urbana e sostituzione edilizia non basta. È necessario accelerare la diffusione delle riqualificazioni energetiche ottimizzando incessantemente il sistema degli incentivi. Non a caso, questa è una delle priorità contenute nella Strategia Energetica Nazionale. Si può dedurre che le nuove e più premianti modalità di incentivazione (le detrazioni del 70-75% per la riqualificazione degli involucri condominiali e, soprattutto, la facoltà di cessione dei crediti d’imposta) non abbiano ancora manifestato i propri effetti sul mercato. Gli operatori direttamente coinvolti osservano però che, da qualche mese, si nota un notevole incremento delle iniziative e dell’interesse della domanda, stimolata soprattutto dal nuovo meccanismo della cessione. Ancora una volta, la vera svolta è attesa per l’anno prossimo.
E l’impatto sull’economia? Come nelle edizioni precedenti, il rapporto CRESME presenta un’analisi dell’impatto dei provvedimenti di incentivazione sull’economia, concludendo che il saldo netto sul bilancio dello Stato è positivo. Questa valutazione è condivisa anche dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che la menziona nella risposta alla richiesta di chiarimenti formulata dal Servizio Bilancio dello Stato sui conteggi adottati nel disegno di legge di bilancio, in relazione alla proroga annuale dell’ecobonus. Ciononostante, i conteggi inseriti dai tecnici del MEF nella Relazione tecnica del disegno di legge di bilancio continuano ad adottare criteri poco plausibili, che stimano valori irrisori dell’addizionalità dei provvedimenti, ignorano completamente l’effetto moltiplicativo degli investimenti nel settore edilizio e, di conseguenza, sovrastimano l’impatto negativo sul bilancio degli anni successivi. Per quanto attiene la promozione del rinnovamento edilizio, la legge di bilancio 2019 non prende posizione e il Governo si limita a conservare lo status quo, prorogando di un anno tutto ciò che, a legislazione vigente, scadrebbe il 31 dicembre 2018. La solita storia già vista da decenni.
Se per un verso è sventato il rischio di perdere tutte le agevolazioni per gli interventi di efficientamento energetico e di miglioramento sismico che in un primo momento era stato paventato, dall’altro si perde un’altra occasione di migliorare l’efficacia di un sistema di incentivi un po’ arzigogolato, frutto di successive stratificazioni normative, che meriterebbe una revisione in chiave strategica al fine di poter connettere concretamente la riqualificazione energetica e l’economia del Paese. Tra le policies disponibili per il rilancio dell’economia, la stimolazione dell’attività edilizia diffusa e privata coniuga efficacia e rapidità di attivazione. Quella rivolta all’efficienza energetica e al miglioramento sismico combina vantaggi sociali, economici e ambientali. Esistono ancora vari spazi di manovra che potrebbero essere sfruttati per migliorare l’efficacia di ecobonus e sismabonus. Questi incentivi, per le proprie caratteristiche, si configurano come un sistema molto espansivo per l’economia e per l’occupazione, senza richiedere assorbimento di risorse finanziarie pubbliche e senza incrementare la spesa per interessi, assolutamente in linea con le priorità macroeconomiche del Paese, favorendo quindi la possibilità di fare PIL con l’efficienza energetica. È nell’interesse del Governo e dei cittadini sfruttare al massimo questa opportunità. Ciò che ancora si può fare è una serie di perfezionamenti che consentano di rendere più efficace lo stimolo della domanda, moltiplicandola, decuplicandola nel giro di qualche anno, così da fornire una risposta credibile alla sfida della decarbonizzazione. Ciò che invece bisogna evitare è introdurre oggi soglie, requisiti, “paletti” ancora più severi di quelli già esistenti, in un momento in cui la domanda comincia a mostrare interesse, ma è ancora molto debole e di dimensione assolutamente inadeguata rispetto alla sfida.
Gli emendamenti che quest’anno la Commissione Bilancio della Camera ha segnalato all’attenzione del Governo ai fini di un approfondimento particolare sono pochi e abbastanza “tradizionali”, già visti lo scorso anno e, secondo noi, incapaci di cogliere l’essenza della questione. La nostra proposta è di rendere gli incentivi: strategicamente stabili e dinamici, in coerenza con il nuovo obiettivo europeo di riduzione delle emissioni climalteranti, capaci di orientare meglio le scelte dei cittadini e la destinazione delle risorse verso gli interventi che più rispondono all’interesse pubblico e che meno sono realizzati spontaneamente dalla popolazione, rendendo più veloce la transizione energetica, a disposizione di una più ampia platea di destinatari, perché gli sprechi energetici sono tali a prescindere dalla proprietà e dalla destinazione d’uso degli edifici, più efficaci, modificando i dettagli che ne frenano l’applicazione e destinando parte delle risorse fiscali inizialmente generate all’alimentazione virtuosa del sistema.
Nel nuovo documento che Rete IRENE offre al Governo sono sintetizzate molte proposte di emendamento. Avendo generalmente effetti trascurabili sull’indebitamento, potrebbero anche essere esaminate per un provvedimento autonomo rispetto alla legge di bilancio. È certo che la loro implementazione renderebbe più efficaci gli incentivi e agevolerebbe la diffusione degli interventi di riqualificazione del costruito, fornendo un impulso notevole all’occupazione, all’attuazione di una vigorosa politica di protezione ambientale e all’economia, permettendoci finalmente di fare PIL con l’efficienza energetica.