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Laxmi presenta nuove soluzioni contro le polveri sottili negli ambienti di lavoroERT

Per una corretta caratterizzazione del problema polveri all’interno di un ambiente di lavoro è estremamente importante la misurazione del contenuto delle stesse in rapporto a quelli che sono i valori di riferimento. Rispetto a questi, esistono dei parametri (Valori Limite di Soglia o TLV) definiti dall’ACGIH, che definiscono il limite oltre il quale una esposizione prolungata può generare un danno biologico. Questi sono stilati generalmente in funzione della classificazione e della tipologia di polvere. I valori sono da intendersi come medie ponderate nel tempo sulla durata di un intervallo di 8 ore lavorative. Nello stesso documento per le polveri in oggetto sono altresì definiti gli effetti critici come danni respiratori, diminuzione delle funzioni polmonari e sensibilizzazioni, nonché la classificazione tipo A4 (non classificabile come carginogeno per insufficienza di dati) sulla scala di carginogenicità.

Oltre agli aspetti medico-sanitari è importante rilevare come le polveri sottili creino implicazioni negative in molti processi produttivi e, nei più sofisticati, anche nella quantità di scarti e nella qualità finale dei prodotti.

Quanto alla soluzione, sono numerosi i casi in cui, seppur per problemi ben caratterizzati, le soluzioni convenzionali sono di difficile applicabilità o efficacia. La problematica infatti persiste anche in presenza di impianti di captazione che, pur eliminando una gran quantità di polvere, non impediscono la dispersione di particolato (generalmente la frazione più sottile), nell’ambiente. In altri la captazione non è fattibile se non a costi così elevati da rendere l’investimento antieconomico.

La nuova tecnica importata da Laxmi, di derivazione svedese, permette di risolvere questo annoso problema in maniera efficace ed economica. La tecnologia consente di effettuare alcuni lavaggi progressivi di tutto l’ambiente in oggetto, sottraendo quindi la polvere dall’atmosfera ed evitandone l’accumulo. Questo approccio è reso possibile dall’utilizzo di sistemi di filtrazione brevettati a elevata capacità ed efficienza (99%) che rendono i classici filtri a tasche o planari ormai obsoleti.

La pulizia di un ambiente dalle polveri richiede che si eviti la fase di deposizione della polvere, creando leggere correnti d’aria pulita in grado di mantenerla in sospensione e dirigendola selettivamente verso adeguate unità di abbattimento. Questo processo di “movimentazione selettiva” dell’aria consente di ripulire gradualmente ed efficacemente l’intera area di interesse.

L’approccio Laxmi prevede l’utilizzo di un sistema di filtrazione brevettato in grado di attirare e catturare polveri primarie e secondarie indipendentemente dalle loro origini (organica, inorganica, batterica, allergeni, muffe ect…) e dimensioni (da 0,1um).

Composto da migliaia di fibre di polipropilene orientate lungo il senso di scorrimento del flusso d’aria, il filtro è installato all’interno di una unità di ventilazione. Mosse dall’aria che passa, le fibre, vibrando, si caricano elettrostaticamente bloccando quindi le particelle che le attraversano sia per effetto meccanico sia elettrostatico. L’elevata capacità dei filtri è data dalla altissima superficie di contatto delle fibre stesse mentre l’efficienza è garantita nel tempo dalla natura isolante del materiale utilizzato, indipendentemente dalla quantità di polvere abbattuta.

Una distribuzione strategica di questi moduli ventilanti nell’ambiente permette di creare una rete strutturata di correnti d’aria pulita che, diffondendosi, mantengono il particolato in sospensione. L’orientamento selettivo dei flussi permette di “spingere” la polvere trasportata verso le stesse od altre unità in cui questa viene abbattuta. L’aria, ripulita, viene quindi re-immessa in ambiente. Questo approccio permette un lavaggio graduale e progressivo dell’intero ambiente, con riduzioni dell’ordine dell’80-85% delle polveri sottili anche per ambienti volumetricamente molto estesi.

La movimentazione dell’aria, inoltre, impatta anche sulla re-distribuzione dell’energia termica, ottimizzando l’efficienza di sistemi di riscaldamento pre-esistenti.

La direzione di alcune aziende leader nel panorama mondiale hanno voluto affrontare in maniera drastica il problema, puntando su un sensibile miglioramento dell’ambiente di lavoro e, a testimonianza della crescente sensibilità che questo argomento suscita e hanno anche ottenuto un impatto nettamente positivo in termini di immagine.

Le macchine, moduli singoli, sono state installate senza alcun bisogno di infrastrutture aggiuntive (canalizzazioni ect…) e senza necessità di interruzione dell’attività lavorativa. Nel caso di modifiche del layout produttivo, le medesime unità possono quindi essere facilmente riutilizzate.

La misurazione dell’efficienza dell’impianto è stata eseguita tramite campionamenti ambientali effettuati prima e circa 2 mesi dopo l’avviamento dell’impianto. Per una migliore interpretazione e visualizzazione del dato sono stati effettuati anche monitoraggi di alcuni giorni tramite fotometri laser. I dati delle misurazioni denotano un abbattimento iniziale del 60%, che rappresenta anche il risultato minimo mediamente raggiunto. Misurazioni successive dimostrano che tempi più lunghi di funzionamento dell’impianto aumentano significativamente l’efficienza in alcuni casi anche fino al 90% a causa della progressiva pulizia dell’ambiente.