Il concetto di “città storica”
Il tema della qualità dell’ambiente in relazione al degrado dei beni culturali è di particolare attualità in un paese come l’Italia dove, secondo stime dell’Unesco, è concentrato il 40% del patrimonio artistico mondiale e sono presenti ben 20.000 centri storici [1]. La locuzione “centro storico”, nata in seguito alla presa di coscienza che non era possibile una tutela di singoli monumenti od edifici storici considerati avulsi da un contesto, appare però ormai superata e riduttiva, in relazione alla complessità delle problematiche che una corretta gestione della città e dei beni culturali in essa presenti comporta. Com’è emerso chiaramente in un recente seminario sul tema “La città storica nel futuro”, tenutosi a Rimini nell’ambito di Ricicla 2001, ciò risulta condivisibile da molteplici punti di vista: dell’urbanista, dell’architetto, del semiologo… e non da ultimo dell’operatore nel campo della conservazione. Il termine “centro storico” infatti ha l’effetto di isolare una parte della città dal resto della città stessa e soprattutto dal suo territorio; in effetti in molti casi questa “parte nobile” è stata considerata come separata dalla “città vivente” [2]. Alla moderna sensibilità invece, monumenti e tessuto urbano appaiono come elementi complementari ed inoltre non vi è grande differenza qualitativa fra i problemi di protezione di beni culturali e ambientali [3]. Più corretto sembra dunque parlare di “città storica”, non intendendo, con tale termine, estendere a tutta la città provvedimenti di conservazione finora riservati ai centri storici [2], bensì riconoscere che il problema della conservazione non deve coinvolgere solo una porzione di città ma tutta l’area urbana.
È in questa direzione che si sta muovendo la politica comunitaria: la direttiva 96/62/CE del Consiglio in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ha fra le sue finalità “definire e stabilire obiettivi di qualità dell’aria ambiente nella Comunità Europea al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente nel suo complesso” (Art. 1) e, fra i fattori da considerare nel fissare i “valori limite”, cita anche il “patrimonio storico esposto agli inquinanti” (Allegato II). La stessa finalità è ripresa nella più recente Direttiva 99/30/CE che stabilisce le procedure per armonizzare il monitoraggio delle concentrazioni a livello europeo, per lo scambio di informazioni fra gli stati membri, per informare il pubblico e ottimizzare le azioni necessarie alla riduzione dell’inquinamento; essa, per la protezione degli ecosistemi, fissa il limite di SOx pari a 20 mg/Nm3, mentre i limiti degli altri inquinanti contemplati (NOx, PM10, Pb) sono stabiliti esclusivamente in relazione alla salute umana o ai danni alla vegetazione. La quarta Key Action del Quinto Programma Quadro dell’UE (‘98-’02), inoltre, è proprio denominata “City of tomorrow and Cultural Heritage” ed al punto 4.2.1 recita: “Ripartizione dei danni sul patrimonio artistico e migliore predizione dei danni dovuti all’inquinamento e conseguente identificazione del livello di soglia di inquinamento” [4].
La qualità dell’aria nelle città
Il percorso che gli inquinanti compiono in atmosfera si distingue in tre fasi: emissione, trasporto (durante il quale le specie sono disperse, diluite, subiscono reazioni chimiche e/o fotochimiche) e deposizione (secca o umida). Sui fenomeni di dispersione e diluizione incidono fortemente le condizioni meteorologiche, in particolare direzione e velocità del vento, turbolenza e stabilità atmosferica. A loro volta questi parametri sono condizionati dalla posizione topografica e dalle strutture urbane, come la presenza dei cosiddetti “canyons”, ossia strade solitamente di larghezza ridotta, limitate ai due lati da file continue di edifici per lo più elevati [5]. Anche le reazioni chimiche sono condizionate da fattori meteorologici come radiazioni a corta lunghezza d’onda, temperatura e umidità dell’aria. La qualità dell’aria è dunque il risultato di una complessa interazione fra condizioni ambientali naturali e antropogeniche. La città è costituita da un mosaico di aree (zona storica, moderna, parchi, area industriale, periferia agricola…) con parametri fisici e ambientali (architettura, emissioni, temperatura, umidità, precipitazioni) caratteristici; ciascuna di esse rappresenta pertanto un ecosistema specifico (figura 1) con una propria qualità dell’atmosfera che può però influenzare le altre zone e da esse essere influenzata. Infatti le contaminazioni, dovute a sorgenti puntuali, lineari, areali, si diffondono sia a breve che a lunga distanza. È stato osservato che, per alcuni inquinanti, ben il 70-80% delle emissioni prodotte a livello nazionale ricade all’interno delle aree urbane, che ricoprono complessivamente il 14% della superficie italiana [6]; passando da comuni di circa 50.000 abitanti, con una densità di popolazione di 870 ab/Km2, a comuni con più di 250.000 abitanti e densità di 2.700 ab/Km2, le emissioni di ossidi di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili e monossido di carbonio salgono rispettivamente da 5, 7, 7, 25 t/Km2 a 17, 31, 82 e 340 t/Km2.
Le principali fonti di inquinanti sono attività produttive, riscaldamento domestico e soprattutto i trasporti, che producono la maggior parte (70-80%) del materiale particellare sospeso e contribuiscono per oltre il 60% alle emissioni urbane di NOx e COV e per oltre il 90% a quelle di CO [7]. Se negli ultimi vent’anni infatti si è avuta una generale riduzione delle emissioni da fonti fisse, più o meno rapida e marcata a seconda degli inquinanti, relativamente ai trasporti l’aumento del numero di veicoli e di chilometri percorsi ha controbilanciato l’effetto positivo dato dai nuovi mezzi catalitici [8]. Per una gestione sostenibile della città, è dunque importante provvedere nel senso di una agevole e razionale fruizione di tutte le sue parti senza che ciò comprometta la conservazione di quelle più “fragili”, intendendo con esse anche quelle comprendenti i Beni Culturali, la cui salute dipende largamente dalla qualità dell’aria. La marcata contaminazione atmosferica si riflette anche nella quantità d’inquinanti presenti nelle deposizioni secche ed umide che, nelle aree urbane, risulta superiore a quelle rurali [10].Tale aspetto è estremamente importante dal punto di vista ambientale in quanto è proprio attraverso i diversi tipi di deposizione che gli inquinanti interagiscono direttamente con ecosistemi e materiali. Come esempio dei livelli che si possono presentare in una città storica, in tabella 2 sono riportati i flussi annuali dei principali macroinquinanti nelle deposizioni monitorate a Bologna: i loro valori vanno da 5-30 mg/m2 per H+ a due, tre ordini di grandezza in più rispettivamente per nitrati e solfati e cloruri. Importanti Indicatori Ambientali di contaminazione sono rappresentati dai metalli pesanti, fra i quali a Bologna vengono monitorati Cd, Cr, Cu, Ni, Hg, Pb, V, Zn: i loro flussi variano dai circa 50 mg/m2 del Hg ai circa100 mg/m2 dello Zn. Sia per i macro, ad eccezione di H+, che per i microinquinanti, il contributo dry alla deposizione totale è predominante; in effetti mentre la deposizione umida si verifica episodicamente, quella dry è continuamente attiva [11]; ciò è particolarmente vero nel Bacino Mediterraneo, dove la piovosità è relativamente scarsa.