Oggi, la Cina guida il mercato mondiale delle energie rinnovabili, grazie alla più alta produzione di energia pulita e i maggiori investimenti del settore. Secondo i recenti dati dell’Agenzia nazionale per l’Energia cinese, entro il 2020 la Cina prevede di investire più di $360 miliardi nelle fonti di energia rinnovabile, tra cui solare ed eolico. In questo contesto, l’Europa è diventata una delle principali destinazioni per i flussi d’investimento cinesi nel settore dell’energia pulita. Una nuova ricerca della Toulouse Business School mostra l’evoluzione degli ultimi anni del commercio e degli investimenti nei settori dell’energia eolica e solare tra l’UE e la Cina.
Nell’articolo “Gli investimenti cinesi nel settore delle energie rinnovabili dell’UE: motivi, sinergie e implicazioni politiche” – che riunisce i dati dell’International Trade Centre (ITC) e del Ministero del commercio cinese (MofCom), ed attinge a studi già esistenti – Francesca Spigarelli dell’Università di Macerata insieme a Louise Curran, Professore di marketing e business internazionale presso la Toulouse Business School in Francia e a Ping Lv, dell’Università cinese di scienze della Cina, hanno esplorato l’evoluzione del commercio bilaterale e degli investimenti nel settore delle energie rinnovabili negli ultimi dieci anni (2004-2014). Più in particolare, hanno misurato l’entità degli Investimenti Esteri per l’Estero (OFDI), diretti dalla Cina all’UE. L’articolo è stato recentemente pubblicato nella rivista Policy Review.
La maggior parte degli investimenti cinesi (80%) nell’industria europea delle rinnovabili avviene nel solare e nell’eolico, considerati come i due settori chiave nei quali la Cina vanta un potenziale vantaggio competitivo. Entrambi i settori mostrano tendenze di investimento simili. “Al tempo stesso, abbiamo notato un netto aumento dei flussi commerciali cinesi verso l’UE sul periodo preso in esame dallo studio, anche se è chiaro che il valore del commercio nei sistemi di energia eolica era significativamente inferiore a quello nel solare”, spiega Louise Curran della Toulouse Business School.
Secondo la ricerca, la Germania è la destinazione più popolare per gli investimenti in solare ed eolico, stima in linea con la tendenza generale degli investimenti cinesi nell’UE. L’alta concentrazione di investimenti cinesi in Germania è legata alle forti relazioni bilaterali economiche e diplomatiche con la Cina, nonché alla loro posizione di prim’ordine nelle tecnologie verdi e al forte sostegno del governo tedesco nel settore delle energie rinnovabili.
Per quanto riguarda il settore solare, quasi il 50% delle aziende cinesi del campione ha investito in Germania. Al secondo posto c’è il Lussemburgo (dato sicuramente influenzato da ragioni fiscali), seguito dall’Italia (6,9%), dai Paesi Bassi e dal Regno Unito (5,9% ciascuno). Nel settore eolico, quasi il 30% del campione di imprese cinesi ha investito in Germania, seguita dalla Danimarca (11,4%), che storicamente ha avuto un ruolo di primo piano nell’eolico in Europa.
La ricerca mostra che la maggior parte delle imprese cinesi di energia solare ed eolica preferisce investire nell’UE senza un partner locale, cercando nuovi investimenti piuttosto che acquisizioni o joint-venture. Ciò è coerente con la loro motivazione principale, la ricerca di un mercato (vendite e servizi), piuttosto che di asset strategici. Le filiali europee vengono quindi aperte principalmente per penetrare il mercato, anche se si notano alcuni investimenti in produzione, ricerca&sviluppo e strutture operative.
“Avendo acquisito e consolidato un vantaggio competitivo, in un contesto di sovraccapacità nel settore, le aziende cinesi sembrano essere alla ricerca di mercati di sbocco per la loro produzione in località occidentali mature. La ricerca&sviluppo e la produzione sono meno motivanti, anche se la prima è più comune nel settore eolico”, ha detto Curran.
La ricerca evidenzia che le strutture della politica delle energie rinnovabili dell’UE e della Cina stanno convergendo, anche se il settore è stato oggetto di numerosi conflitti commerciali bilaterali, e sia gli investimenti che il commercio hanno subito cali rapidi dal 2011. Tuttavia, i ricercatori concludono che queste tendenze sono maggiormente correlate alle difficoltà nel mercato locale (ad esempio, i tagli al sostegno ai consumi nei principali mercati dell’UE), piuttosto che alle tensioni commerciali all’interno del settore (come i dazi antidumping contro i pannelli solari cinesi, imposti dalla Commissione Europea).
“La differenza fondamentale tra solare ed eolico è che il commercio e il numero di investimenti nel settore solare sono diminuiti rispetto al picco del 2011, mentre per il settore dell’energia eolica la decrescita è iniziata nel 2012”, sottolinea Curran. In conclusione, negli ultimi tre anni l’attrattiva del mercato europeo delle energie rinnovabili è diminuita in modo significativo.
Esistono chiaramente potenziali sinergie tra le capacità finanziarie e tecnologiche delle società cinesi e quelle dei partner dell’UE. La sfida è gestire l’integrazione di queste capacità in un ambiente politico mutevole. La variazione della politica nazionale in materia di investimenti nei paesi membri dell’UE, così come le differenze culturali e linguistiche, rimangono importanti ostacoli ad investimenti di successo per le imprese cinesi.