L’11% delle aziende manifatturiere italiane con più di 50 addetti ha già installato impianti per produrre energia da fonti rinnovabili mentre il 6% ha pianificato di installarli e il 61% ha valutato o almeno considerato la loro adozione. Il livello di soddisfazione è elevato ed emerge sulle altre energie il fotovoltaico. Il risparmio economico, gli incentivi governativi e la responsabilità sociale sono i principali driver per ridurre i consumi energetici mentre i principali freni sono invece di ordine economico-finanziario e burocratico.
Dall’analisi emerge che le aziende che hanno già installato gli impianti per produrre energia rinnovabile sono: più attente ai costi energetici; più grandi; con spese energetiche minori; più innovative; più socialmente responsabili; più attente alla comunicazione; hanno un responsabile della gestione energetica che proviene dell’area tecnica. Sono questi i principali risultati di una ricerca sulle energie rinnovabili e su quanto la loro applicazione sia in atto nell’industria manifatturiera italiana, realizzata per Assoicim da Insintesi ricerca & comunicazione in collaborazione con Doxa. Una ricerca che ha preso in esame un campione rappresentativo dell’industria manifatturiera italiana con più di 50 dipendenti e quindi relativa a un universo composto da oltre 12.000 aziende (secondo i dati Istat).
Obiettivo della ricerca era, da un lato, esplorare le misure adottate dalle aziende per ridurre i consumi e i costi dell’energia, dall’altro analizzare i driver e i freni che hanno determinato le scelte aziendali. Dalla ricerca emerge che tutte le aziende di questo comparto hanno almeno “preso in considerazione” una soluzione.
Tra le aziende che hanno installato, pianificato, valutato e anche solo considerato di installare un impianto per produrre energia rinnovabile rientra quasi l’80% dell’intero comparto industriale: un’ulteriore conferma del grande fermento che circonda la produzione di energia da fonti rinnovabili nel nostro Paese.
I principali driver che spingono a ridurre i consumi energetici sono il risparmio economico, gli incentivi fiscali; motivazioni etiche. I freni sono: altre priorità finanziarie; difficile accesso a finanziamenti esterni; difficoltà a valutare i ritorni sugli investimenti. Sono evidenziati problemi di ordine burocratico e grosse incertezze relative alla qualità delle installazioni degli impianti.
Dall’analisi emerge che la difficoltà a valutare i ritorni degli investimenti, segnalata dalla metà del campione, è in realtà il problema-chiave su cui lavorare per ridurre i freni principali quelli, cioè, di ordine economico-finanziario.