Crescono, al Nord e al Centro, risultati e investimenti delle utility del settore idrico italiano; il Sud appare invece in difficoltà e registra un brusco calo. Più che le dimensioni, contano la capacità di generare valore e le competenze. È il quadro che emerge, in estrema sintesi, dalle anticipazioni del V rapporto Top Utility Analysis, che sarà presentato nel prossimo febbraio. Nell’ultimo triennio le principali utility idriche dell’area settentrionale hanno registrato i maggiori tassi di crescita, con investimenti per oltre mezzo miliardo di euro. Meglio ancora le imprese del Centro, che nel 2015 hanno segnato margini record, presentando livelli di investimenti più alti rispetto al valore della produzione: quasi il 28%. A Sud si è invece registrato un calo del 13,1% rispetto all’anno precedente.
Alessandro Marangoni, che guida sia Althesys che il team di ricerca, commenta: “Il quadro che emerge dal report è quello di un settore idrico che, nell’ultimo triennio, ha saputo sfruttare al meglio gli indubbi benefici derivanti dall’intervento normativo e tariffario dell’Autorità. Occorre però evidenziare ancora una volta la presenza di realtà molto disomogenee: da un lato si confermano le buone indicazioni per il Centro-Nord e, più in particolare, per le top utility di dimensioni maggiori, che crescono nei margini e negli investimenti. Dall’altro, permane il problema del dissesto industriale ed economico di numerose gestioni del Sud, che continua a minarne la capacità di crescita dimensionale e di investimento”.
Nel 2015 il valore complessivo della produzione delle utility idriche presenti nelle Top 100 è stato di 5,17 miliardi € (+7,2% sul 2013). Sono però le imprese più grandi ad ottenere le migliori performance: quelle con un fatturato superiore a 200 milioni di euro hanno margini superiori rispetto a quelle medie e piccole (35,3% contro 27,2% nel 2015), ma anche nel triennio 2013-15 (+7,4% contro 6,8% delle più piccole). Le aziende delle regioni settentrionali hanno avuto i maggiori tassi di crescita del valore della produzione (+11,0%) e dell’EBITDA (+18,9%) nel triennio 2013-2015. Le aziende del Centro Italia si caratterizzano per margini molto superiori rispetto alla media del campione (42,7% vs. 33,0% nel 2015). Maggiori criticità per le aziende del Sud e Isole, con un sensibile calo dell’EBITDA (-23,6%) tra il 2013 e il 2015.
Gli investimenti sono in costante crescita per le grandi aziende: +21,9% tra il 2013 e il 2015, passando dal 20,5% al 23,2% sul valore della produzione. Le aziende medio-piccole, dopo il calo del 2014, nel 2015 sono nuovamente in crescita (+33,9% sul 2014): in media, investono poco meno del 20% del valore della produzione. Nel Nord Italia gli investimenti 2015 ammontano a oltre mezzo miliardo (+ 28,6% sul 2013), ma sono le aziende del Centro Italia a registrare i livelli relativi più alti di investimenti: nel 2015 incidono per quasi il 28% del valore della produzione. Segno meno, invece, per le aziende meridionali. Dopo l’incremento del 2014, l’anno scorso si è avuta una forte contrazione: -13,1% rispetto all’anno precedente.