“Tra il 2030 e il 2050 la temperatura della Terra potrebbe aumentare di 2°C, rispetto ai livelli dell’epoca pre-industriale, ma in Europa questa soglia potrebbe essere superata molto prima”, ha dichiarato Paolo Ruti, responsabile del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti dell’Enea, nel corso della presentazione a Roma del progetto europeo sull’impatto del riscaldamento globale, Impact2C. L’illustrazione di questo progetto presso l’Enea segue quella che ha avuto luogo alla 19a Conferenza delle Parti (COP19), il summit dell’Onu sul clima che si è svolto recentemente a Varsavia.
“L’impatto sarà diverso tra Nord e Sud dell’Europa: avremo dei periodi di siccità più forti e intensi in estate nella fascia mediterranea, mentre assisteremo a un aumento delle precipitazioni in inverno in Scandinavia e nelle isole britanniche”, prosegue Ruti.
Anche l’impatto delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera sarà diverso tra Sud e Nord Europa. “La CO2 è anche un fertilizzante, dunque nel Nord Europa alcune produzioni agricole saranno paradossalmente favorite, mentre il Sud avrà dei problemi con le coltivazioni estive per l’aumento dei giorni di siccità e per le temperature elevate. In Italia, la produzione agricola ne risentirà soprattutto per l’aspetto qualitativo”, sottolinea Ruti.
“Obiettivo del progetto Impact2C è quello di dare informazioni utili a chi deve pianificare e gestire il territorio. L’Europa dovrebbe creare una lista di priorità sulla base dei problemi che conosciamo e che dovremo affrontare nei prossimi anni. Nel progettare nuove infrastrutture, dobbiamo iniziare a pensare ai problemi climatici. A Londra, ad esempio, esiste il rischio dell’aumento degli eventi estremi e dell’innalzamento delle acque. Se da una parte è vero che non vi sono risorse economiche per realizzare specifiche strutture che contrastino questi fenomeni, come ad esempio barriere lungo la costa, è anche vero che è d’obbligo iniziare a pensare a questi problemi nel momento in cui si andrà a progettare l’urbanistica della città”, dichiara Paul Watkiss, consulente della Commissione europea e di altri organismi nazionali per la valutazione dei costi connessi con i cambiamenti climatici.
“Dalla COP19 ci attendiamo che la politica sia più attenta agli investimenti nell’ambito dell’adattamento al cambiamento climatico. Auspichiamo che a livello europeo vengano approvate norme che favoriscano la creazione di tecnologie utili ad arginare gli effetti dei fenomeni causati dal cambiamento climatico. Quelli che a prima vista appaiono come costi sono spesso investimenti con ampie ricadute economiche e occupazionali. Ci sono alcuni esempi interessanti: dopo l’ondata di calore del 2003, ad esempio in Francia sono state costruite nuove stazioni ferroviarie che riducono i disagi durante le giornate più calde”, aggiunge Ruti.
“Tra gli obiettivi del progetto Impact2C rientra anche l’individuazione delle aree europee impreparate al cambiamento climatico, perché finora non hanno mai dovuto fronteggiare eventi climatici estremi, come ad esempio in Germania la regione a nord di Berlino”, dichiara Daniela Jacob, coordinatrice del progetto Impact2C, vicedirettrice del Climate Service Centre di Amburgo e co-autrice del 5° Rapporto di Valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc).
Nel corso della presentazione di Impact2C sono stati analizzati anche i fenomeni climatici estremi, come il tifone che ha colpito di recente le Filippine. “Difficile stabilire una correlazione certa tra i cambiamenti climatici e lo scatenarsi di tifoni come quello che si è abbattuto sulle Filippine. Non esistono parametri certi per correlare questo fenomeno al cambiamento climatico. Ciò che è certo, però, è che tali fenomeni evidenziano un’estrema vulnerabilità della nostra società”, ha dichiarato Robert Vautard, ricercatore del Centre national de la recherche scientifique (Cnrs) ed esperto delle relazioni fra clima e qualità dell’aria.
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