Nel corso del 2016 si evolveranno e intensificheranno una serie di minacce, destinate a influenzare lo scenario economico e il panorama politico. L’ultima edizione del Global Risks Report, condotta in occasione del World Economic Forum in collaborazione con Marsh & McLennan e Zurich Insurance Group, ha coinvolto 750 esperti di tutto il mondo, che hanno valutato 29 diverse minacce globali, esaminando il loro impatto e la loro probabilità di verificarsi nella prossima decade.
Rispetto agli anni precedenti, il panorama di rischio è più vasto e diversificato: nei primi cinque posti compaiono quattro diverse categorie (ambientale, geopolitica, sociale ed economica). Maggiore rispetto al passato è anche l’interconnessione tra i rischi e il loro raggio d’azione, per cui nel manifestarsi coinvolgono gli individui, le istituzioni e le economie nazionali, restituendo una situazione decisamente più complessa da gestire.
“Osservando l’analisi condotta dal World Economic Forum, è chiaro come la nostra professione sia quotidianamente chiamata a gestire rischi anche nuovi per salvaguardare la propria impresa e aiutarla a fronteggiare mercati complessi e mutevoli”, commenta Alessandro De Felice, Presidente di Anra, l’associazione che dal 1972 raggruppa i risk manager e i responsabili delle assicurazioni aziendali.
Un perfetto paradigma per spiegare l’attività che ogni risk manager deve affrontare è la resilienza. Fra queste sfide vi è, infatti, proprio la costante analisi della capacità di resistenza di fronte alle minacce e cercare di recuperare lo status quo precedente all’evento emergenziale, adattandosi alla nuova condizione e trovando eventualmente modalità alternative di comportamento, di operatività e di funzionamento del business. Dai cyber attacchi alle minacce terroristiche, ai cambiamenti climatici, stiamo parlando di eventi che modificano profondamente lo scenario attuale e impongono una grande riflessione per i nuovi assetti che nel medio e lungo termine si verificheranno per le nuove condizioni geopolitiche e le mutate condizioni ambientali in molte aree disagiate del globo”.
In termini generali, analizzando il report si osserva come il riscaldamento climatico abbia portato le temperature medie del 2015 per la prima volta a più di 1°C sopra la media annuale dell’era preindustriale. La siccità ha avuto pesanti ripercussioni sul settore agricolo, soprattutto nei Paesi in cui questo rappresenta la primaria fonte economica, spingendo grandi gruppi di persone a spostarsi in cerca di sostentamento. Se a questi si somma il numero di rifugiati per questioni politiche, in fuga da Paesi con regimi dittatoriali o dal rischio terrorismo, il risultato è una migrazione globale record. Il report cita i dati dell’Unhcr, secondo i quali il numero di persone che spinte da diverse motivazioni sono state costrette a lasciare il proprio Paese è stato nel 2014 di 59,5 milioni, quasi il 50% in più rispetto al 1940. I movimenti migratori sono di per se stessi fonte di criticità, ma l’anno appena chiuso ha dimostrato come il primo affacciarsi nella “fortezza” europea di popolazioni in cerca di una diversa sicurezza stia facilmente minando le deboli basi dell’Unione politica: i Paesi sono già impegnati internamente a fare fronte alle difficoltà conseguenti da una lunga scia della crisi economica. Se le migrazioni involontarie su larga scala sono il rischio più probabile atteso per il 2016, al quarto posto troviamo un rischio che a questo è strettamente interconnesso, sia in termini di causa sia di effetto: il rischio di conflitti tra stati con conseguenze regionali.
“Per la prima volta al vertice dell’agenda dei rischi mondiali, il fallimento delle politiche di mitigazione e adattamento ai mutamenti atmosferici potrebbe avere un potenziale negativo maggiore del terrorismo o dei crimini informatici”, continua De Felice. Per il secondo anno consecutivo i problemi di carattere geopolitico rimangono una delle preoccupazioni principali, in un contesto in cui sostenibilità e sicurezza internazionale sono temi cruciali per tutti i Paesi, nella ricerca di una migliore resilienza contro queste minacce, da sviluppare mediante una maggiore cooperazione tra Stati e tra settore pubblico e privato. Diminuiscono leggermente le preoccupazioni relative ai rischi informatici, che tuttavia nel 2015 sono costati all’economia globale circa 445 miliardi di dollari, un importo superiore al reddito totale di molte economie nazionali. Sembra che molte imprese non riescano a comprendere tutte le implicazioni e le conseguenze potenzialmente esplosive della digitalizzazione sempre più pervasiva, che moltiplica le connessioni e le esposizioni”.
Volatilità, complessità e ambiguità sono gli elementi che caratterizzano il panorama globale dei rischi oggi. Per fronteggiare efficacemente tutte le minacce, è necessario imparare a sviluppare soluzioni che si adattino a contesti mutevoli e aumentino proprio la resilienza delle organizzazioni anche di fronte a nuovi rischi.