Nel documento vengono descritti, in particolare, la gestione dei rifiuti e dei residui di produzione, nonché il trattamento degli scarichi idrici, così come sono stati rilevati ed analizzati nel “Rapporto ambientale dell’Industria Cartaria Italiana 2000”, pubblicato da Assocarta.
Nel complesso e articolato processo di produzione della carta e del cartone è possibile individuare quattro fasi principali:
1.preparazione impasti;
2.formazione del foglio;
3.post-trattamenti;
4.allestimento.
Le cartiere possono inoltre disporre di attività di servizio necessarie per l’economia complessiva dell’impianto, quali la produzione di energia elettrica, attraverso centrali termiche o idroelettriche, il trattamento dei reflui e dei rifiuti solidi e, per quei prodotti che lo necessitino, una cucina patine.
Aspetti ambientali
Gli aspetti ambientali propri del processo produttivo della carta sono schematizzati in Figura 1:
• utilizzo di risorse energetiche;
• utilizzo di risorse naturali;
• utilizzo di risorse idriche;
• scarichi idrici;
• emissioni in atmosfera;
• generazione di rifiuti non recuperabili nel ciclo produttivo.
L’industria cartaria rientra nella definizione di settore “Energy intensive” per l’importante richiesta di risorse energetiche, che rappresenta la seconda voce di spesa.
Ciò ha determinato un forte impegno da parte delle aziende, che, in questi anni, hanno investito nello sviluppo di forme di produzione d’energia a elevata efficienza, in modo particolare attraverso la generazione combinata di energia elettrica e vapore e la conversione degli impianti a olio combustibile in gas naturale.
Per quanto riguarda l’utilizzo di risorse naturali, il processo di produzione della carta è caratterizzato da un utilizzo limitato di materie prime non rinnovabili.
Gli stracci, l’originaria fonte di fibra per la produzione della carta, sono stati successivamente sostituiti dalla cellulosa ottenuta da conifere e latifoglie, risorse rinnovabili, e dalla carta da macero, vera e propria “materia prima” che oggi costituisce oltre il 50% della fibra utilizzata dal settore a livello nazionale ed europeo.
Le altre sostanze che compongono la carta sono le cariche minerali, l’amido e il lattice.
L’impiego di prodotti chimici di sintesi non supera invece l’1% del totale delle materie prime ausiliarie.
L’acqua svolge un ruolo di primaria importanza all’interno del processo cartario.
Da essa dipendono in larga misura le caratteristiche tecniche del prodotto che si vuole ottenere e la possibilità di utilizzare date tecnologie o materie prime.
La grande varietà di prodotti e di materie prime disponibili spiega quindi la forte disomogeneità, presente sia nel panorama nazionale, che in quello internazionale, tra impianti.
Così come esistono impianti dotati di cicli idrici virtualmente chiusi, al contempo esistono processi caratterizzati da circuiti in larga parte aperti.
Ad esempio, la necessità di garantire condizioni d’igiene ottimali comporta l’impiego di maggiori quantità d’acqua, a parità di altre condizioni, per i prodotti cartari destinati al contatto con gli alimenti.
L’impegno del settore nei confronti di una corretta gestione delle risorse idriche si è focalizzato, oltre che nella riduzione del loro utilizzo, anche nell’introduzione, ormai generalizzata, d’idonee tecniche di depurazione, sia tramite installazioni interne, sia attraverso il conferimento a impianti consortili.
Collegata a questo aspetto è la generazione di fanghi da depuratore che devono essere smaltiti.
Anche in questo caso la produzione relativa varia in modo sostanziale, fortemente dipendente dal tipo di materia prima impiegata.
Per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, l’utilizzo sempre più diffuso di gas naturale per l’autoproduzione di energia elettrica e l’essiccazione della carta hanno portato a una netta riduzione degli ossidi di azoto (NOx) e alla quasi totale eliminazione delle emissioni di ossidi di zolfo (SOx) e particolati.
La generazione di rifiuti, a parte i fanghi da depuratore, consiste prevalentemente di fanghi e scarti provenienti dalle attività di recupero della carta da macero.
Si tratta di una frazione non recuperabile del macero, principalmente materiali impropri (plastica, legno, metallo) e inchiostri.
Nel bilancio complessivo, comunque, la produzione di questi rifiuti è abbondantemente compensata dalla fibra recuperata e riciclata.
Sono invece ridotti gli scarti di produzione (fogliacci), in quanto essi normalmente possono essere direttamente riavviati al processo produttivo.
Solo alcune particolari tipologie di carte non possono essere recuperate direttamente nel ciclo di produzione e vengono quindi avviate a forme di smaltimento alternativo.
Infine è da segnalare la produzione di rifiuti di vario genere, quali i rottami ferrosi, il legno, la plastica e gli oli esausti, derivanti sia dalla normale operatività, sia da interventi straordinari, i quali vengono raccolti, registrati e smaltiti conformemente alle disposizioni di legge.
Accanto alle emissioni appena descritte, le cartiere devono affrontare le problematiche, comuni a ogni sito produttivo, relative al controllo e alla prevenzione degli impatti collegati alla gestione di materiali pericolosi o potenzialmente inquinanti, e di rifiuti.
Il trasporto di grandi quantità di merci e rifiuti, benché non pericolosi, rende necessaria, ad esempio, la ricerca di soluzioni logistiche sostenibili.
Altre aree d’intervento possono essere la realizzazione di opere per il contenimento per sversamenti accidentali, il controllo e la messa in sicurezza dei serbatoi interrati, il monitoraggio delle tubature, la sostituzione delle apparecchiature contenenti sostanze pericolose per la salute (PCB dei trasformatori e amianto di coperture e coibentazioni) o per la fascia d’ozono (halon degli estintori).
Gli strumenti giunti in ausilio delle aziende in questo campo sono i Sistemi di Gestione Ambientale, destinati a ridisegnare sia i processi che i siti produttivi, ottimizzando gli interventi e gestendo l’operatività dell’impianto.
La gestione dei rifiuti e dei residui di produzione
I residui della produzione della carta si presentano principalmente sotto forma di fanghi.
In particolare essi derivano dalla fase di depurazione delle acque, sia chimico-fisica, sia biologica.
Viceversa, gli scarti di lavorazione, gli sfridi e, più in generale i fogliacci, sono di norma riavviati direttamente in testa all’impianto e rimessi in produzione.
Solo in rari casi, per alcune specifiche tipologie di prodotto, tali scarti non possono essere direttamente riciclati e vengono quindi avviati a forme alternative di recupero.
I residui del processo di riciclo della carta da macero sono sostanzialmente gli scarti di pulper (derivanti dalla separazione della fibra dalle impurità più grossolane) e i fanghi di disinchiostrazione (ottenuti a seguito della separazione dell’inchiostro dalla fibra cellulosica).