Un credito d’imposta di 600 euro per ogni tep risparmiato, da utilizzare in tre anni, per una grande famiglia di utenti: è la proposta di un nuovo schema normativo destinato ad imprese e venditori/ESCo (Energy Service Company) che progettano e realizzano programmi di efficientamento degli usi finali di energia, con una riduzione dell’intensità energetica pari ad almeno il 5%. Di questi 600 euro/tep, 400 sono destinati alle imprese e 200 a venditori di energia o ESCo.
Questa proposta normativa, che arriva dal Comitato Scientifico di Smart Energy Expo, fiera internazionale dedicata all’efficienza energetica e alla white-green economy, organizzata da Veronafiere, dall’8 al 10 ottobre 2014, è stata recentemente discussa durante il convegno “Obiettivo 2014: Efficienza energetica e sviluppo. Un nuovo modello industriale”, nella Sala delle Colonne della Camera dei Deputati di Roma.
Al convegno erano presenti i principali stakeholder italiani del mondo dell’energia, Ermete Realacci, Presidente della VIII Commissione Ambiente della Camera, Massimo Mucchetti, Presidente della 10a Commissione Industria del Senato, Guido Bortoni, Presidente dell’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria, Federico Testa Direttore del Dipartimento di Economia Aziendale dell’Università di Verona e Presidente del Comitato Scientifico di Smart Energy Expo e Ettore Riello, Presidente di Veronafiere.
La norma si pone l’obiettivo di promuovere la concorrenza e il recupero della competitività delle imprese mediante una riduzione del costo dell’energia che deriva da un incremento dell’efficienza negli usi finali dell’energia e la riduzione dell’intensità energetica del rapporto energia/valore aggiunto delle imprese.
“L’efficienza energetica deve diventare il criterio guida delle piccole e medie imprese in quanto può rappresentare la chiave principale per ridurre i costi dell’energia nei processi industriali, per assicurare una maggiore competitività dell’industria nazionale e, contestualmente, è lo strumento cardine per trasformare la sfida ambientale, definita a livello UE al 2020 e al 2050, in un’opportunità di crescita economica ed industriale”, ha affermato Giorgio Squinzi.
Un cambiamento che consente di passare da un sistema di incentivazione basato su agevolazioni concesse a specifiche soluzioni impiantistiche, ad agevolazioni concesse in funzione dei risultati conseguiti senza andare a considerare gli interventi specifici effettuati, fatto salvo che i risparmi non derivino da elementi non connessi all’efficienza energetica.
“Se solo il 10% di 100.000 utenti potenzialmente interessati prendesse in considerazione questa proposta, a fronte di un costo per il sistema compreso tra 20 e 35 milioni di euro l’anno, si potrebbe generare un risparmio compreso tra 100 e 200 milioni di euro a seconda del livello di efficienza raggiunto”, ha precisato Federico Testa.
L’efficienza energetica è una delle sfide più importanti per indirizzare il sistema energetico su un percorso più sostenibile che sia in grado di guidare un nuovo modello di crescita economica, di progresso tecnologico e di benessere sociale.
“Su 85 milioni di metri cubi di edifici della PA e delle scuole la bolletta di 1 miliardo e 250 milioni potrebbe essere ridotta di 750 milioni l’anno con un investimento di 23 miliardi di euro”, ha dichiarato Massimo Mucchetti. (fonte Nomisma)
Sono ammesse al nuovo schema di competitività solo le imprese che nell’anno 2013 abbiano avuto consumi di almeno 300 MWh/anno di energia elettrica, o di 80.000 metri cubi annui di gas naturale.
I programmi di efficientamento devono attenersi ad alcuni principi, a partire dal vincolo di non ridurre il costo del personale o il numero delle ore lavorate, non variare il servizio o la tipologia di produzione e non esternalizzare le produzioni con intensità energetica superiore alla media dell’impresa.
La norma si pone l’obiettivo di promuovere la concorrenza delle imprese mediante una riduzione del costo dell’energia derivante da un incremento dell’efficienza negli usi finali dell’energia e la riduzione dell’intensità energetica del rapporto energia/valore aggiunto delle imprese.
A tal fine si stabilisce un meccanismo che premia le attività di progettazione e realizzazione di interventi di efficienza energetica presso imprese caratterizzate da un livello minimo di consumo che dovrebbero essere quelle maggiormente sensibili al costo di approvvigionamento dell’energia e maggiormente in grado di sostenere il percorso di efficientamento degli usi energetici finali. Dette imprese sono quelle caratterizzate da un livello di consumi energetici almeno pari a 300 MWhe/anno e/o pari a 80.000 m3 di gas naturale prelevato dalla rete. Alla luce dei parametri definiti si stima che il meccanismo possa potenzialmente impattare su circa 75.000-100.000 clienti (imprese) con un consumo di energia primaria pari complessivamente a circa 10 Mtep, vale a dire il 6% del consumo di energia primaria nazionale al 2010.
La norma stabilisce che: al fine dell’accesso alla misura di sostegno debba essere realizzata almeno una soglia di efficienza energetica del 5%; le efficienze oltre soglia ricevano un premio di 600 euro/Tep ripartiti secondo la proporzione 200/400 tra operatori promotori degli interventi (venditori di energia e/o ESCo) e clienti finali presso i quali gli interventi sono realizzati promuovendo quindi anche un ruolo attivo degli operatori del mercato elettrico tradizionalmente in contatto diretto con i clienti; il sostegno è erogato a condizione che l’efficienza energetica sia ottenuta unicamente attraverso l’attuazione di specifici programmi (gestione energia/investimenti in nuove apparecchiature e impianti); l’efficienza, come nell’anno iniziale di riferimento così in seguito alla realizzazione degli interventi, sia effettivamente verificabile come differenza tra misurazioni dirette dei consumi; debbano essere rispettati precisi adempimenti procedurali stabiliti dal Ministero dello Sviluppo Economico e dall’Enea.
La misura di sostegno è erogata in forma di credito di imposta da ripartirsi in tre anni e il suo impatto sul sistema in termini di costo varia a seconda di quello che sarà il grado di adesione al meccanismo. Nell’ipotesi di un livello di adesione del totale dei potenziali clienti pari al 10% all’anno, l’onere a regime varia da circa 60 a circa 105 milioni di euro all’anno (il primo anno, poiché il credito d’imposta è suddiviso in tre annualità, l’onere annuale risulta tra 20 e 35 milioni di euro) a seconda che il risparmio energetico addizionale oltre soglia del 5% sia ricompreso tra il 10% e il 20% del consumo finale; questo significherebbe il raggiungimento di un livello di risparmio energetico per l’impresa tra il 15% e il 25%. A fronte dei predetti costi il valore economico annuo del risparmio energetico effettuato risulterebbe ricompreso tra 100 e 200 milioni di euro l’anno: il valore economico del risparmio supererebbe di gran lunga il costo del meccanismo di promozione dal momento in cui questo è destinato a durare nel tempo al contrario del costo che invece è sostenuto una tantum ripartito in tre anni.
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