L’industria chimica avverte: “La crescita deve arrivare presto e deve essere sostenibile dal punto di vista economico, sociale, ambientale, altrimenti non si potrà parlare di una ripresa reale, in grado di rispondere alle sfide che dobbiamo affrontare”. È quanto affermato dal presidente di Federchimica, Cesare Puccioni, nel corso della sua relazione all’Assemblea annuale della Federazione nazionale dell’industria chimica, che si è svolta ieri a Milano.
“Le sostenibilità – economica, sociale e ambientale – hanno bisogno l’una dell’altra, e tutte hanno bisogno della chimica” ha sostenuto Puccioni. “L’innovazione di prodotto o di processo creata dalla chimica si trasferisce ai settori utilizzatori, che possono così offrire un prodotto migliore o più economico rispetto alla concorrenza estera, spesso avvantaggiata dal basso costo del lavoro e da oneri inferiori per la tutela di sicurezza, salute e ambiente. Ecco perché la chimica e la sua industria devono avere un ruolo da protagonista nelle politiche di rilancio dell’economia del Paese”.
L’industria chimica sta certamente vivendo una fase molto negativa per i pesantissimi condizionamenti della domanda interna. I livelli produttivi sono scesi nel 2012 del 5,3% e attualmente sono più bassi – tra il 15 e il 20% – rispetto ai livelli pre-crisi. Dati certo non confortanti, ma migliori della media.
L’industria chimica in Italia non è in crisi strutturale, perché negli ultimi dieci anni ha saputo realizzare grandi cambiamenti. L’incidenza delle sofferenze bancarie sui prestiti è la più bassa di tutto il panorama industriale e la redditività – anche se in deterioramento di circa 2 punti percentuali rispetto al 2007 – è quasi il doppio della media manifatturiera.
“I forti investimenti materiali e immateriali rendono la nostra produttività – espressa dal valore aggiunto per addetto – del 50% superiore alla media, e possiamo così difenderci meglio dall’aggressività dei paesi emergenti” ha aggiunto Piccioni. “Con 800 imprese che fanno innovazione basandosi sulla ricerca in Europa siamo secondi solo alla Germania”.
Nella chimica sostenibile e nella chimica da biomasse, la chimica italiana è sulla frontiera tecnologica e ha progetti industriali tra i più rilevanti al mondo. Grazie al notevole impegno dedicato ad innovare e specializzare molti settori, la quota esportata è aumentata di 11 punti percentuali negli ultimi dieci anni e i saldi commerciali sono positivi in tanti comparti. Sono ormai oltre 130 le imprese con attività produttive all’estero, non trainate dalla delocalizzazione ma dall’opportunità di sfruttare nuovi mercati. Nonostante il rallentamento della domanda mondiale, le esportazioni sono cresciute rispetto al 2007 del 13,4% in valore, quasi il doppio della media italiana e in linea con molti altri paesi europei.
Risultati conseguiti nonostante un’oggettiva situazione di appesantimento normativo, burocratico, logistico, energetico: fardelli pesanti, che Federchimica denuncia da anni; tuttavia, la chimica si dimostra sostenibile anche nella capacità di adattarsi a un Paese come l’Italia.
Rivolgendosi al Vice-Presidente Tajani, Puccioni ha auspicato che la manifattura possa tornare al centro delle politiche europee, in modo condiviso, tale da non frenare lo sviluppo delle imprese depauperando così l’economia e, quindi, i cittadini europei.
“La sostenibilità – ha concluso Puccioni – è un percorso concreto da perseguire con i fatti: occorre operare affinché le norme ambientali siano ad un tempo efficaci e non penalizzanti per la competitività dell’impresa. Federchimica è pronta a dare il suo contributo; abbiamo un dossier con specifiche semplificazioni da realizzare. Non sogni ma cose concrete, che si possono attuare presto, con trasparenza e rigore, a costo zero”.
Oltre al Vice Presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, all’Assemblea è intervenuto Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei Deputati. I lavori si sono conclusi con l’intervento del Presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.