Responsible Care è il Programma volontario dell’industria chimica mondiale, con il quale le imprese, attraverso le loro federazioni nazionali, si impegnano a migliorare continuamente prodotti, processi e comportamenti nelle aree di sicurezza, salute e ambiente, in modo da contribuire in maniera significativa allo sviluppo sostenibile dell’industria, delle comunità locali e della società.
Giorgio Suini, presidente di Federchimica, ha riassunto durate la recente presentazione del Rapporto Responsabile Care la situazione, dichiarando che a chimica è un fattore centrale nei processi di riduzione dei consumi di energia. Ogni unità di energia impiegata nella chimica determina un risparmio da tre a cinque volte da parte degli utilizzatori. Più che un problema, la chimica è parte importante della soluzione dei problemi del cambiamento climatico e della riduzione dell’impatto ambientale.
Ciò significa, sempre secondo Squinzi, che si può e si deve credere in una politica basata sull’efficienza energetica, sulla convenienza economica a introdurre nuove tecnologie, nuovi processi, nuovi prodotti. Una politica che crede nell’impegno volontario delle imprese.
I dati del Rapporto Responsible Care parlano chiaro. Dal 1989 ad oggi è stato ottenuto: meno 66% delle emissioni in acqua, meno 91% delle emissioni in aria, meno 63% degli infortuni per ora lavorata.
È quindi tempo anche di guardare alla chimica con occhi diversi, partendo dalla constatazione che l’industria chimica in Italia ha fatto la sua parte: tra il 1990 e il 2006, nel pieno rispetto degli obiettivi di Kyoto, ha saputo ridurre le sue emissioni di CO2 del 45,8%.
Questo comportamento virtuoso non trova riscontro nelle emissioni complessive di gas serra del nostro Paese passate da 517 milioni di tonnellate di CO2 nel 1990 a 568 nel 2006.
L’impegno continuo e i risultati concreti riguardano anche il periodo più recente: dal 2004 al 2007 le emissioni in acqua sono scese del 7%, quelle in aria del 7,9% e gli infortuni del 9,4%.
Questi risultati nascono da un impegno organizzativo e da investimenti eccezionali: si stima che il 2,5% del fatturato dell’industria chimica sia in media dedicato alle aree della sicurezza, salute e ambiente, 1.434 milioni di euro nel 2007.