Poche e incisive domande hanno fornito lo spunto iniziale alla ricerca commissionata dalla European Investment Bank (Eib), finanziata da Femip (Facility for Euro-Mediterranean Investment and Partnership, un fondo alimentato da molteplici donatori e destinato allo sviluppo del settore privato nel Mediterraneo attraverso il finanziamento di ricerche e consulenze tecniche nei Paesi coinvolti) e affidata alla società di consulenza e ingegneria MWH.
Va sottolineato come la Eib stessa sia molto attiva nella lotta ai cambiamenti climatici, sostenendo gli obiettivi dell’Unione Europea per un’economia a basso impatto ambientale e per una crescita compatibile con gli equilibri climatici. Infatti, il 20% dei prestiti della Eib vengono indirizzati a progetti che contrastano i cambiamenti climatici.
I quesiti posti hanno riguardato la modalità di implementazione e di finanziamento di progetti su energie rinnovabili in nove Paesi dell’area Sud-Est del Mediterraneo, e su come si potesse raggiungere l’obiettivo di un incremento di 20 GW a fonte verde, entro la data del 2020.
Lo Studio Eib recepiva, inoltre, gli esiti della Settima conferenza dei ministri dell’Industria dell’area euro-mediterranea, svoltasi a Nizza nel novembre 2008. La conclusione del summit poneva le basi per la creazione di un piano di sviluppo delle Fer (fonti di energia rinnovabile) in quell’area del mondo.
Da queste basi teoriche e operative è scaturito lo “Study on the Financing of Renewable Energy Investment in the Southern and Eastern Mediterranean Region”.
“Lo studio era mirato a valutare il livello di maturità dei progetti esistenti nel campo delle rinnovabili, con particolare riferimento a eolico, fotovoltaico e solare a concentrazione, in nove Paesi del sud-est del Mediterraneo e a studiare i principali ostacoli locali e regionali al loro sviluppo”, spiega Remon Zakaria, Project Engineer responsabile del progetto per MWH”.
“Abbiamo effettuato alcune previsioni”, prosegue Zakaria, “sull’impatto economico della realizzazione di tali progetti e le principali barriere al loro sviluppo dal punto di vista tecnico, finanziario e istituzionale. Tuttavia, il nostro contributo ha portato anche a identificare potenziali soluzioni per permettere lo sviluppo di queste tecnologie nella regione, superandone le barriere. In un’area geografica politicamente così instabile, come dimostrano gli ultimi avvenimenti, le variabili socio-economiche sono numerose e spesso imprevedibili, sebbene il potenziale di sviluppo sia enorme”.
Il progetto si è basato sull’analisi della documentazione esistente e su ricerche sul campo condotte incontrando rappresentanti di ministeri ed istituzioni finanziarie coinvolte in questo settore in Paesi quali l’Egitto, la Giordania, il Marocco, la Siria e la Tunisia. Per i seguenti altri Paesi oggetto di questo studio, sono stati intervistanti telefonicamente i principali responsabili del settore: Algeria, Israele, Libano e Palestina.
Nei Paesi oggetto dello studio, sono stati individuati circa 90 progetti (per un totale di 10,5 GW installati) in diverse fasi di sviluppo: 21% in fase di studio di fattibilità, il 31% in fase di pre-fattibilità, il 46% in fase di studio preliminare e solo il 2% in costruzione.
Uno dei risultati più interessanti è stato la scoperta di un gap profondo tra gli obiettivi nazionali per lo sviluppo delle rinnovabili e l’effettivo livello di produzione energetica che verrebbe raggiunto attraverso i progetti attualmente in corso o in programma in questi Paesi. In pratica, ipotizzando che questi Paesi raggiungessero gli obiettivi prefissati, potrebbero ottenere un totale di 26,1 GW in energie rinnovabili, mentre il livello che i progetti identificati potrebbero realmente raggiungere è di soli 10,5 GW.
Inoltre, i progetti ad uno stadio di sviluppo più avanzato ad oggi sono in prevalenza nel campo dell’eolico on shore, mentre i progetti solari, in particolare termico a concentrazione, risultano essere in prevalenza in fase di studio preliminare o identificativo. Per raggiungere gli obiettivi previsti, quindi, occorrerebbe accelerare l’implementazione dei progetti pianificati, soprattutto nel solare. Ma qual è il maggiore ostacolo per lo sviluppo delle rinnovabili in questi Paesi?
“La ricerca ha dimostrato che il principale ostacolo è di tipo finanziario. Ci vorrebbe un sistema di incentivi pubblici per coprire il gap finanziario tra il costo della produzione di energia da impianti solari e da fonti fossili”, evidenzia Remon Zakaria. “Inoltre, in alcuni dei Paesi coinvolti la componente legislativa a favore delle rinnovabili è molto debole, così come quella infrastrutturale, data la inadeguatezza delle reti elettriche esistenti che dovrebbero essere rafforzate”.
Chi ha condotto questo studio probabilmente non poteva prevedere il momento storico che viviamo oggi e che apre molti spunti di discussione intorno al futuro di questi Paesi. Una riflessione può essere fatta, ad esempio, sul ruolo dei Governi il cui supporto è fondamentale per il decollo di questo settore industriale. Gli imprenditori locali dovrebbero essere coinvolti in un processo virtuoso di consultazione, condivisione delle risorse e acquisizione degli asset per essere competitivi a livello internazionale. Programmi di “capacity building” dovrebbero essere previsti per preparare l’imprenditoria locale ai competitivi mercati esteri, condividendo best practice e innovazione.
Il futuro sostenibile di questi Paesi oggi si gioca sicuramente anche sul piano industriale ed energetico. Purtroppo però, dovremo aspettare che si determinino i nuovi e delicati equilibri socio-politici in questa fase storica così cruciale, prima di tornare a parlare con loro di sviluppo sostenibile.
MWH: www.mwhglobal.com
European Investment Bank: www.eib.org