Subito dopo le ammissioni dell’operatore energetico francese Edf in merito all’installazione di componenti non a norma in alcuni reattori delle 58 centrali nucleari gestite in Francia, il titolo in borsa è crollato del 7,3% provocando un’impennata dei prezzi dell’energia elettrica a livello continentale.
In Francia, nazione con elevate aspirazioni di indipendenza strategica legate all’energia ed alla difesa, con un mix composto al 75% dalla produzione delle centrali nucleari, il contraccolpo è già di enormi proporzioni, a partire dal crollo del prezzo di borsa di Edf, che in Italia controlla Edison, ridotto di 3 volte rispetto alla sua privatizzazione, avvenuta a 32 euro, contro un valore di chiusura che è arrivato a sfiorare i 10 euro.
I problemi emersi sono l’ultimo segnale di una crisi profonda legata all’avventura nucleare. Secondo gli analisti di Solar Power Network ci si deve ora aspettare un ulteriore aumento del prezzo dell’energia elettrica, in parte calmierato in questa fase di transizione proprio dalla generazione nucleare, che rappresenta il carico base.
Ma se, come è probabile, le centrali nucleari francesi dovessero fermarsi a causa della necessità di riparare le saldature nei reattori delle sue centrali e sostituire gli altri componenti difettosi, questo porterebbe inevitabilmente ad un difficilmente controllabile aumento dei prezzi elettrici in tutt’Europa.
Già ad oggi «tensioni maggiori si sono verificate sui mercati forward per le consegne di elettricità nel prossimo trimestre, con picchi di rialzo superiori all’8%», come ha tempestivamente segnalato la collega Sissi Bellomo sulle pagine de «Il Sole 24 Ore», mettendo in evidenza una ancora più netta impennata del gas che deve sopperire alle carenze di nucleare nella generazione elettrica.
Tra l’altro, di recente la Corte di Giustizia Ue ha contestato al gigante russo Gazprom il diritto di utilizzare tutta la capacità del gasdotto Opal per trasportare il gas del Nord Stream in Germania e Repubblica Ceca e, su un altro fronte, il governo olandese ha deciso di fermare del tutto le estrazioni a Groningen con 8 anni di anticipo rispetto al previsto, facendo salire del 14,5% l’indice TTF, ossia il prezzo sui mercati spot a breve termine dei Paesi Bassi, assunto come riferimento del mercato spot europeo.
Ed è proprio il nostro Paese il più colpito da questa nuova crisi energetica: quello italiano è infatti il terzo mercato del gas più grande in Europa, classificandosi dopo quello inglese e quello tedesco, con la differenza che l’Italia produce solo il 10% del gas che consuma e che il 40% della domanda di energia del Bel Paese è soddisfatta proprio attraverso il gas, utilizzato anche per generare il 54% dell’energia elettrica.
Ci troviamo così in una situazione di forte dipendenza dalle importazioni di gas tramite gasdotti e navi che lo stoccano nei pochi rigassificatori esistenti.
E poi c’è il danno all’ambiente. Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), le emissioni di gas serra sono in crescita nel secondo trimestre del 2019 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
«In Italia si sta verificando un disaccoppiamento tra l’andamento delle emissioni e la tendenza dell’indice economico, non troppo confortante perché a un decremento del PIL è associato un incremento delle emissioni di gas serra» osservato gli analisti dell’Ispra.
Nel secondo trimestre del 2019 la stima tendenziale delle emissioni dei gas serra vede un incremento rispetto all’anno precedente, pari allo 0,8% a fronte di una diminuzione dello 0,1% del PIL nello stesso periodo di riferimento.
«L’incremento delle emissioni è precipuamente dovuto alla crescita dei consumi di combustibili per la produzione di energia elettrica (+4,4%), a fronte di una riduzione della produzione di energia idroelettrica e eolica» sostengono gli analisti di Solar Power Network.
«È dunque il momento di virare rapidamente sulle energie rinnovabili, partendo dal solare che è il più rapido da implementare e che sfrutta la fonte di energia più grande a nostra disposizione, il sole» avvertono gli esperti di SolarPowerNetwork.it, il portale italiano della multinazionale canadese leader mondiale nel settore del fotovoltaico industriale.
E vero è infatti che il sole invia sulla Terra sotto forma di radiazione luminosa una colossale quantità di energia: la potenza istantanea che colpisce l’atmosfera terrestre ammonta a 170 milioni di miliardi di watt (170 PW). «In pratica, in meno di un’ora il sole invia sulla Terra una quantità di energia pari all’intero consumo complessivo mondiale annuale» spiegano i responsabili di SolarPowerNetwork.it.
Con il solare basterebbero modesti investimenti per avviarsi verso un’economia circolare rigenerativa e superare l’andamento di un mercato energetico che così come è strutturato oggi è veramente imprevedibile, con le sue 3 spade di Damocle che ne minacciano la stabilità e l’affidabilità: eccessiva fluttuazione dei prezzi su trend comunque rialzisti, ormai ciclici imprevisti alle centrali nucleari e ricorrenti perdite di gas naturale.
Eppure l’Europa tutta è ancora oggi fortemente dipendente dal carbone e dal nucleare. E particolarmente quest’ultimo, nonostante si possa pensare ad una tecnologia stabile, può subire anche minimi problemi in grado di riverberarsi in modo drammatico su tutto il mercato dell’energia.
L’elaborazione realizzata dal portale SolarPowerNetwork.it evidenzia l’impennata dei prezzi dell’energia in Italia sul finire del 2016 ed inizio 2017 dovuta ad una temporanea chiusura di alcune centrali nucleari in Francia che portarono ad un considerevole aumento del PUN, il prezzo unico nazionale dell’energia elettrica rilevato sulla borsa elettrica italiana, che passò dai 56,44 euro di dicembre 2016 a ai 72,24 euro di gennaio 2017 (+28% in un solo mese) portando il prezzo dell’energia in alcune zone del Nord Italia a superare i 78 euro, con un’impennata del 34%.
«Certamente il nucleare è una tecnologia importante per l’umanità, lo stesso sole ci invia la sua energia grazie a continue reazioni termonucleari sulla sua superficie, ma che dimostra tutti i suoi limiti nell’essere gestita su questo pianeta per produrre elettricità. A poche ore dalla notizia in arrivo dal Giappone della necessità di sversare nell’oceano un milione di metri cubi di acqua, anche se trattata, contenente ancora alcune sostanze radioattive, un’altra incredibile rivelazione potrebbe determinare una nuova crisi energetica per tutta l’area europea e per l’Italia in particolare» puntualizza l’ingegner Peter Goodman, presidente e ceo di Solar Power Network, commentando l’attuale incidente francese.
«L’uscita dal nucleare è ormai una necessità ed a guidarla saranno le rinnovabili, con in testa l’energia solare che ad oggi è la più conveniente, la più rapida da installare e la più facile da gestire nelle sue varie forme: autoconsumo, corporate PPA o green PPA» avvisa l’ingegner Peter Goodman.
«I tentativi di calmierare i prezzi dell’energia compiuti negli ultimi mesi sono quasi tutti falliti e la già riscontrata crescita dei prezzi del gas naturale sul mercato olandese e su quello italiano dovuti all’evento francese li renderanno completamente vani» precisa Giorgio Mottironi, senior partner di BAngel che per Solar Power Network svolge un ruolo di supporto all’analisi di mercato e sviluppo della strategia.
«A ciò dobbiamo aggiungere altre problematiche che l’Europa e l’Italia dovranno affrontare a causa delle prossime chiusure di giacimenti di gas in Olanda e dell’impossibilità per l’operatore russo Gazprom di continuare ad usufruire in maniera esclusiva del Nord Stream, il gasdotto che attraverso il Mar Baltico trasporta direttamente il gas proveniente dalla Russia in Europa, vedendosi quindi costretto a passare per l’Ucraina, di certo non in buoni rapporti e con il contratto in scadenza a fine anno» aggiunge Giorgio Mottironi, che di BAngel è anche philosophy officer e co-founder.