Chiudo la serie degli elementi di questo Anno Internazionale della Chimica con l’elemento 118, provvisoriamente denominato Uuo, cioè Un-un-oczio l’ultimo scoperto proprio di recente: Il 118 (lo chiamo così confidenzialmente) ha peso atomico 294; è costituito, cioè, da 118 protoni e 176 neutroni. La sua posizione dovrebbe essere nella colonna dei gas nobili, sotto il radon. Uso il termine dubitativo perché finora ne sono stati sintetizzati soltanto tre atomi ottenuti bombardando il californio-249 e il curio-245 con calcio-48.
La ricerca degli elementi transuranici è concentrata praticamente in due laboratori nel mondo, uno negli Stati Uniti a Berkeley in California e uno a Dubna, in Russia. Due gruppi di studiosi in gara fra loro nella “fabbricazione” di elementi sempre più grossi, finora sconosciuti in natura, utilizzando dei grandi acceleratori di particelle e di nuclei. Pensate che negli Stati Uniti ci sono volute oltre mille ore di bombardamento per creare i tre atomi di Centodiciotto, difficili da identificare perché decadono in appena 0,9 millisecondi, con formazione dell’elemento Centosedici con numero atomico 116 e peso atomico 293.
Serve a qualcosa spendere tanti soldi in esperimenti che forniscono risultati così volatili? Io dico di si e credo che Mendeleev sarebbe contento, là dove si trova, a vedere un allungamento della sua tabella. I fisici teorici ritengono che, passata una lunga serie di elementi radioattivi che decadono rapidamente, si dovrebbe arrivare ad un gruppo di elementi abbastanza stabili. La chiamano l’isola della stabilità, una idea proposta dal fisico americano, Premio Nobel, Glenn Seaborg (1912-1999) mezzo secolo fa, ma ancora difficile da verificare sperimentalmente.
Tale “isola” dovrebbe comprendere elementi aventi numero atomico fra 114 e 126 e peso atomico fra 298 e 310. La loro produzione richiede la combinazione di elementi con il numero “giusto” di protoni e neutroni, ma quelli adatti sono instabili ed è quindi difficile farli scontrare negli acceleratori anche più potenti.
Non so cosa pensiate, ma, come chimico, sono orgoglioso di appartenere ad una genìa che ha la possibilità di affacciarsi su mondi sconosciuti non di fantascienza, ma reali; così come Mendeleev 150 anni fa ha visto arrivare a poco a poco tutti gli atomi che aveva previsto e che non conosceva, come Marie Curie, cento anni fa, ha visto materializzarsi i raggi misteriosi in sostanze che si potevano pesare: forse qualche lettore chimico vedrà realizzati elementi oggi impensabili. A tale lettore del futuro e a tutti i lettori che hanno avuto la pazienza di leggere, settimana dopo settimana, le schede di questa rubrica auguro, insieme alla redazione, un felice anno 2012.
Giorgio Nebbia