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Ecologia alimentare: succo d’aranciaERT

Il succo d’arancia è una importante voce del commercio internazionale e viene fabbricato su larga scala dalla spremitura delle arance. Da un chilo di arance si ottengono circa 400-500 grammi di succo (circa 90 grammi per ogni arancia) sotto forma di soluzione contenente circa il 12% di sostanze solide costituite da zuccheri, vitamina C e altre vitamine, acido citrico e aromi.

La concentrazione delle sostanze solide si esprime in unità Brix che prendono il nome dal matematico e ingegnere tedesco Adolf Brix (1798-1870); una unità Brix corrisponde ad una concentrazione di 1 grammo di sostanze solide disciolte in 100 grammi di soluzione. La densità Brix si misura con densimetri o per via refrattometrica (con uno speciale apparecchio ottico) nei succhi di frutta e nelle soluzioni zuccherine. Il succo d’arancia, dopo essere stato filtrato dalla polpa sospesa e liberato dell’olio aromatico sospeso, può essere messo in commercio come tale, con densità di 12 Brix, oppure, per comodità di trasporto, può essere concentrato a circa 65 Brix per evaporazione dell’acqua.

La produzione mondiale di arance si aggira intorno a 70 milioni di tonnellate all’anno; il maggior produttore mondiale di succo d’arancia è il Brasile, seguito dagli Stati Uniti; la produzione mondiale ammonta a circa 7 milioni di tonnellate all’anno di succo d’arancia che viene trasportato e commerciato principalmente come succo di arancia concentrato congelato.

In Italia vengono avviate alla trasformazione ogni anno circa 900.000 tonnellate di arance. Il principale campo di utilizzazione del succo d’arancia è rappresentato dalla fabbricazione delle aranciate; una legge del 1961 prescrive che una bevanda possa essere venduta come “aranciata” se contiene, come minimo, il 12 % di succo d’arancia. Una quantità modesta perché corrisponde ad appena circa un grammo e mezzo di sostanze nutritive dell’arancia in 100 grammi di aranciata.

Gli agricoltori italiani hanno chiesto che tale percentuale venisse aumentata almeno al 20 %: un maggiore uso di succo d’arancia nelle bevande avrebbe fatto aumentare la quantità delle arance vendute e avrebbe anche fatto aumentare, quasi raddoppiare, il valore nutritivo delle aranciate. Un decreto italiano del 2012 che imponeva di usare almeno il 20 % di succo d’arancia nelle aranciate ha incontrato l’opposizione dei fabbricanti di bevande gassate italiani e europei i quali hanno dichiarato che le nuove norme avrebbero fatto aumentare i costi di produzione delle loro bevande e la norma è stata bocciata a livello comunitario.

Il settore dei succhi d’arancia ha grande importanza anche ecologica perché l’estrazione del succo è accompagnata dalla formazione di grandi quantità di sottoprodotti. Il principale è il pastazzo; rispetto ad una produzione italiana di circa 400.000 tonnellate all’anno di succo, la produzione di pastazzo risulta di circa 500.000 t all’anno.

Il pastazzo contiene circa il 20 % di sostanza secca costituita da acidi, vitamine, sali inorganici; una parte viene impiegata nell’alimentazione del bestiame. una parte viene avviata alla produzione di compost, un additivo per il terreno e una parte viene smaltita come rifiuti organici. Un altro sottoprodotto è l’olio essenziale che si recupera in ragione dello 0,2-0,5 % delle arance lavorate; contiene il 60-80 % di limonene e viene impiegato in cosmesi e nell’industria alimentare.