Il comparto delle rinnovabili, che avrà un ruolo importante nel riequilibrio del mix di fonti di energia in vista del 2020, come previsto dagli obiettivi del progetto europeo 20-20-20 e dal Piano d’azione per le energie rinnovabili, elaborato dal ministero dello Sviluppo economico lo scorso giugno, sarà frenato e penalizzato da processi autorizzativi troppo lunghi.
Questi dati sono stati presentati stamattina nel corso dell’incontro “La disciplina del settore energetico: integrazione di interessi e competenze” organizzato dal Criet - Centro di Ricerca in Economia del Territorio in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
La ricerca condotta da Camilla Buzzacchi e Luciano Salomoni della facoltà di Economia dell’Università di Milano-Bicocca analizza le criticità del processo decisionale energetico in Italia e affronta i diversi aspetti del problema: conflitti di competenze, conflitti di interessi, primi tra tutti la salvaguardia dell’ambiente e della salute.
In Italia l’apporto delle energie rinnovabili atteso per il 2020 è pari a 131,2 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). In particolare, le rinnovabili rappresenteranno il 6,38% del consumo energetico del settore trasporti, il 28,97% per l’elettricità e il 15,83% per il riscaldamento e il raffreddamento.
A fronte di tali risultati attesi vi sono, però, difficoltà nel conseguirli se si considera come il governo del settore sia tuttora poco equilibrato: da un lato sono previsti generosi incentivi, evidentemente a carico degli utenti, per chi produce energia da fonti rinnovabili, dall’altro i procedimenti autorizzativi continuano a essere troppo lunghi, cosicché l’amministrazione è incapace di dare risposte in tempi rapidi.
A titolo di esempio, nell’ottobre 2009 la regione Sicilia doveva pronunciarsi su 1198 istanze per la realizzazione di impianti di produzione da fonte rinnovabile, di cui 146 per l’eolico e 1004 per il fotovoltaico; addirittura in Puglia nel biennio 2006/2008, sono state presentate 7056 richieste per il solo settore eolico. Proprio la crescita dell’eolico e del fotovoltaico (rispettivamente +25,2% e +388,6% nel 2009) determina poi strozzature nella distribuzione esistenti. Una volta realizzati i piccoli impianti – ai quali sono stati in ogni caso corrisposti gli incentivi - è spesso impossibile che una pluralità di enti locali si accordino per autorizzare le linee elettriche necessarie a connettere efficacemente le singole unità di produzione: gli impianti vengono così realizzati senza potere poi immettere l’energia prodotta nella rete di distribuzione e di trasmissione.
Il sistema italiano, hanno fatto notare i ricercatori del Criet, risulta ancora tra i più cari al mondo per kilowattora di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile, e ciò in ragione degli alti costi dell’energia convenzionale nonché degli elevati incentivi per le rinnovabili che è tuttora a carico dei clienti finali e non della fiscalità generale.
Dalle riflessioni sul settore energetico, prenderà avvio nell’ambito di Criet un Osservatorio sulle public utilities, luogo di incontro tra economisti e giuristi in cui seguire, a stretto contatto con gli operatori, le novità nella disciplina e nella regolazione di settori caratterizzati dall’intervento pubblico: l’Osservatorio è stato presentato dai professori Anna Marzanati e Massimo Beccarello dell’Università di Milano-Bicocca.