Le operazioni di recupero degli idrocarburi a bordo della Costa Concordia si sono concluse, lo ha reso noto l’Ispra in una recente comunicazione. Da un punto di vista ambientale il carburante e gli oli lubrificanti sono le sostanze potenzialmente inquinanti che destano maggiore preoccupazione per i seguenti motivi: determinano effetti estremamente dannosi per gli ecosistemi marini qualora sversati in mare; le quantità iniziali sono molto elevate (circa 2.200 m3); il relitto si trova in un’area dall’elevata valenza ambientale.
Anche se si intende rimuovere l’intero relitto da dove si trova, l’operazione di debunkering è apparsa da subito una priorità anche perché tuttora non vi è l’assoluta certezza della sua stabilità: la nave è infatti poggiata in modo precario su due spuntoni di roccia che impediscono il suo affondamento su fondali ben più profondi a batimetrie di circa 90 metri.
Inoltre, le operazioni di recupero della nave potrebbero determinare delle rotture dello scafo non volute che determinerebbero il trafilamento degli inquinanti. I seguenti dati riepilogano le quantità di idrocarburi recuperati comunicate dalla Smit Salvage, incaricata di condurre l’operazione: le quantità totali stimate a bordo sono 2.280 m3, quelle totali rimosse ammontano a 2.036,5 m3; le quantità totali “impompabili” sono 163 m3, quelle recuperate a mare 6 m3. Si evidenzia, quindi, che al termine dell’operazione rimangono a bordo 163 m3 dichiarati “impompabili” sostanzialmente perché l’inclinazione della nave rende irraggiungibili alcuni accumuli, alcune cisterne non sono raggiungibili dall’esterno e per ciascuna cisterna piccole quantità di idrocarburi rimangono adese alle pareti.
In termini generali l’operazione è da considerarsi conclusa con successo, la tecnologia impiegata è la migliore disponibile a livello mondiale. Pur tuttavia, l’attenzione deve rimanere alta perché la nave continua ad essere una potenziale sorgente di inquinamento per i residui di olio rimasti, ma anche per altre sostanze che rimangono a bordo (vernici, materiale organico in decomposizione, batterie ecc.). Il potenziale danno ambientale potrà essere ridotto a zero solo attraverso la rimozione della nave.
Ispra: www.isprambiente.gov.it