Più di 15 operatori che, con oltre 17 impianti alimentati da più di 3,5 milioni di tonnellate annue di biomasse solide e i suoi 3.000 addetti (diretti e indiretti), rappresentano il 60% dell’energia elettrica prodotta in Italia attraverso questa fonte rinnovabile. Questi sono solo alcuni dei numeri che caratterizzano il nuovo Comitato “Energia da Biomasse Solide”, nato con l’obiettivo di tutelare il settore, seriamente messo a rischio dal cambio del regime tariffario che andrà a soppiantare i Certificati Verdi.
“Abbiamo deciso di dare un nome e un volto agli sforzi compiuti in tutti questi anni”, spiega Simone Tonon, portavoce del Comitato, “soprattutto alla luce dell’avvio del nuovo sistema di tariffe che sostituirà i Certificati Verdi dal 1 gennaio 2016 e che, per effetto del mancato adeguamento delle tariffe incentivanti agli attuali prezzi dell’energia, porterà a una iniqua penalizzazione solamente per le biomasse solide – a differenza dalle altre fonti rinnovabili – con il conseguente collasso del settore. Il nostro è un comparto che genera molteplici benefici per il sistema Paese. Oltre a tutelare l’ambiente, grazie a una combustione controllata e un regolare utilizzo delle biomasse residuali, altrimenti destinate alla discarica o peggio bruciate in modo inidoneo, tale settore contribuisce alla corretta manutenzione del patrimonio boschivo, permettendo il taglio selettivo e sostenibile nonché il recupero della materia prima, diversamente a carico dello Stato e degli Enti pubblici. Inoltre, il 90% delle biomasse impiegate è di provenienza italiana, con un ritorno positivo anche sul settore agricolo, grazie alle produzioni agroenergetiche, alla valorizzazione dei terreni marginali e all’impiego dei sottoprodotti e ai numerosi accordi di filiera sottoscritti con il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.
È bene poi ricordare che l’energia pulita, prodotta mediante questa fonte, a differenza delle altre rinnovabili, come l’eolico o il fotovoltaico, non dipende da fattori ambientali e pertanto assicura una regolarità e una stabilità di fornitura elettrica per oltre 8.000 ore l’anno”.
Conclude Tonon: “l’incentivo a questo comparto va a coprire i costi operativi e di gestione corrente degli impianti, al pari di un settore industriale, e oltre il 20% di quest’ultimo rientra quindi nelle casse dello Stato sotto forma di tasse, di oneri fiscali e di oneri contributivi. A fronte di una modifica dell’attuale versione del decreto, che comporterebbe un esborso di circa 50 milioni di euro, il Governo rischia di perdere il prossimo anno un settore in grado di garantire un mercato di approvvigionamento di biomasse legnose per circa 250/300 milioni/anno, senza contare il costo sociale derivante dalla chiusura degli impianti, la cassa integrazione per gli addetti e le ripercussioni economiche su un indotto di rilevanza nazionale”.
Questa istanza è stata peraltro già rappresentata con forza nella comunicazione congiunta del 15 luglio 2015 di Assoelettrica e Assorinnovabili – inviata all’attenzione del Ministro Guidi (sviluppo economico) e del Ministro Galletti (ambiente) – evidenziando come il settore delle biomasse solide generi un gettito fiscale comparabile all’impatto delle misure di stabilizzazione dell’incentivo, necessarie a evitare il collasso del comparto e fondamentali per la sopravvivenza di quest’ultimo.
Già attivo da due anni, nel Comitato Ebs confluiscono le più importanti aziende produttrici di energia elettrica da fonti rinnovabili, attraverso l’uso esclusivo di biomasse solide: Biolevano, Biomasse Crotone, Biomasse Italia, Bonollo Energia, C&T, Enomondo, Serravalle Energy, Ital Green Energy, San Marco Bioenergie, Sardinia Bio Energy, Sicet, Sper, Tampieri Energie, Zignago Power.