Una strategia completa di sostenibilità deve tenere in considerazione anche il consumo di acqua e il rischio idrico. La gestione del ciclo di vita del prodotto (PLM) offre alle aziende la trasparenza necessaria per un utilizzo efficiente e responsabile delle risorse idriche, soprattutto in un contesto in cui la disponibilità di acqua è sempre più a rischio.
“Il cambiamento climatico e l’attenzione crescente del governo italiano alle risorse idriche stanno mettendo sotto pressione le industrie affinché risparmino acqua in ogni modo possibile”, afferma Luigi Salerno, Country Manager di Aras Italia.
Attualmente, le aziende manifatturiere del Paese consumano oltre quattro miliardi di metri cubi d’acqua all’anno. Tuttavia, la scarsità di acqua e le temperature record hanno fortemente colpito, unitamente ad altri Paesi europei, anche l’Italia. Come evidenziato dalle recenti crisi idriche in alcune regioni italiane, è evidente che una gestione responsabile delle risorse idriche diventa sempre più cruciale per evitare problemi futuri. Al fine di garantire che in futuro il tema della distribuzione delle risorse idriche non finisca in tribunale, il governo italiano sta sviluppando una strategia idrica nazionale.
“L’obiettivo di questo programma d’azione è quello di trasformare in modo sostenibile la gestione delle risorse idriche e garantire la disponibilità di acqua potabile per le generazioni future”, aggiunge Salerno.
Tra le misure previste, il governo sta valutando l’implementazione di un prezzo uniforme per il prelievo dell’acqua a livello nazionale per tutte le industrie.
“Attualmente, i prezzi variano da regione a regione, ma le aziende possono accedere all’acqua di cui hanno bisogno a costi relativamente bassi ovunque”, prosegue Salerno. “Qualora si dovesse optare, come si vocifera, per un’’adozione di un prezzo uniforme a livello nazionale, probabilmente questo renderà l’estrazione di acqua significativamente più costosa per molti”.
Le aziende italiane sono quindi incoraggiate a mettere il consumo di acqua in cima alla loro agenda di sostenibilità, insieme alle emissioni di gas serra, e a valutare la loro impronta idrica complessiva. Questo indicatore rappresenta la quantità di acqua necessaria per la produzione, la vendita o la catena del valore di un prodotto. Tuttavia, secondo uno studio recente di Aras, intitolato “La transizione delle aziende europee”, condotto su oltre 440 decision-maker di alto livello provenienti da 19 Paesi europei, quasi tre quarti delle aziende (72%) incontrano ancora difficoltà nel soddisfare i requisiti legali in termini di sostenibilità. – Tradizionalmente, le aziende utilizzano il sistema PLM per monitorare i complessi cicli di vita dei prodotti, perseguire obiettivi di crescita e accelerare l’innovazione
“La gestione del ciclo di vita del prodotto fornisce l’approccio olistico e l’ordine necessario per attuare misure di sostenibilità”, afferma Luigi Salerno. “Per raggiungere gli obiettivi ‘verdi’, il sistema permette anche di monitorare e controllare indicatori ambientali chiave, come le emissioni di CO2 e il consumo di acqua nella produzione”.
Tuttavia, le aziende non devono limitarsi a monitorare il consumo di acqua, ma devono anche prestare attenzione al rischio idrico. Infatti, mentre l’Italia può essere considerata ancora un Paese relativamente ricco d’acqua, in altre parti del mondo la scarsità idrica è un problema critico.
“Indirettamente, queste problematiche idriche si riflettono anche sulle aziende che lavorano con fornitori locali. Attraverso la loro catena di approvvigionamento, importano in modo tangibile il rischio nella loro produzione”, conclude Salerno. “Il PLM offre loro l’opportunità di identificare i fornitori con un elevato rischio idrico. Collaborando con altre parti interessate, possono contribuire a una gestione globale responsabile delle risorse. In ultima analisi, le aziende che riducono il rischio idrico potranno godere di vantaggi competitivi significativi”.