Le società italiane hanno avviato la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio, conseguendo un risparmio per circa 5,5 milioni di tonnellate di CO2 nell’ultimo anno, attraverso l’implementazione di attività di riduzione emissioni. Alcune stanno già capitalizzato le opportunità offerte, mentre un numero significativo di aziende rischiano di essere lasciate indietro per la mancanza di una pianificazione a lungo termine e per una certa inerzia. Questo in sintesi lo scenario che emerge dalle analisi presentate nel Climate Change Report 2016, Italian Edition di CDP, la piattaforma globale no-profit per i dati ambientali.
Il report italiano di CDP viene pubblicato unitamente alla prima edizione del Global Climate Tracking Series di CDP. Il report globale Out of the starting blocks: Tracking progress on corporate climate action, è prodotto in collaborazione con We Mean Business e presenta i dati relativi alle emissioni di carbonio e alla mitigazione del cambiamento climatico da parte di 1.089 imprese, rivelati a CDP su richiesta di 827 investitori istituzionali con un patrimonio di 100.000 miliardi di dollari. Queste aziende – che rappresentano alcune delle più significative a livello mondiale in termini di capitalizzazione e di impatto ambientale – corrispondono al 12% del totale delle emissioni globali di gas serra.
Con l’entrata in vigore degli Accordi di Parigi sul cambiamento climatico a conferma del passaggio ad un’economia a basse emissioni di carbonio, CDP mostrerà come le iniziative aziendali si adeguano progressivamente ai nuovi obiettivi climatici globali, monitorando questo gruppo di aziende – incluse 19 italiane – nei successivi report annuali.
Il rapporto globale di quest’anno, che rappresenta il punto di partenza, mostra che la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio possa portare alti rendimenti. Nel corso di cinque anni, 62 imprese sono riuscite a ridurre le loro emissioni del 10% o più, aumentando il fatturato con lo stesso margine. Complessivamente, tra queste aziende il fatturato è cresciuto del 29% e le emissioni sono state ridotte del 26%, mentre il resto delle aziende del campione ha visto un calo del 6% del fatturato, unitamente ad un aumento del 6% delle emissioni.
Il gruppo include:
- SCA: la società svedese di beni di consumo e di prodotti a base di cellulosa ha ridotto le sue emissioni del 32% e al contempo ha incrementato il fatturato del 19%, abbassando del 42% l’intensità delle emissioni. L’azienda sta riducendo i costi annui di 5 milioni di euro grazie ad un nuova fornace a bio-combustibile presso uno dei suoi stabilimenti
- Daimler: la casa automobilistica tedesca ha ridotto le emissioni medie della propria flotta del 5% rispetto all’anno precedente, risparmiando 2.2 milioni di tonnellate di CO2 equivalente durante la fase di utilizzo delle sue macchine
- Sodexo: la società francese ha sviluppato una gamma di servizi per aiutare i suoi clienti a ridurre la loro impronta di carbonio. Questi servizi rappresentano ormai quasi il 30% del business di Sodexo
- Givaudan: la società svizzera produttrice di aromi e profumi è passata all’utilizzo di energia elettrica da fonti rinnovabili, conseguendo una riduzione di oltre il 10% delle emissioni nell’ultimo anno.
Le 42 società italiane incluse nelle analisi di CDP rappresentano il 69% della capitalizzazione totale del campione CDP Italy 100, costituito dalle 100 imprese Italiane più grandi per capitalizzazione di mercato. Considerando che le imprese rappresentano uno degli attori chiave per consentire all’economia globale di raggiungere i suoi obiettivi climatici, il report rivela che l’86% delle imprese italiane hanno già almeno un target in atto per ridurre le loro emissioni di gas serra (rispetto a una media globale dell’85% e una media europea del 92%). Inoltre, per la prima volta nell’analisi del campione italiano, gli intervistati hanno implementato target di riduzione delle emissioni con un orizzonte temporale di medio termine, con il 37% dei target in termini di riduzioni assolute da conseguire entro il 2020 – 2025. Tuttavia, il campione Italiano ancora non si contraddistingue nell’implementare target caratterizzati da una visione di lungo termine poiché solo il 7% dei target assoluti dichiarati verranno conseguiti oltre il 2030. Inoltre, in Italia solo 2 imprese sulle 42 incluse nelle analisi, sono impegnate ad allinearsi con le più recenti indicazioni della ricerca scientifica sul clima in merito allo stabilimento di targets di riduzione emissioni basati su metodologie scientifiche, al fine di mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia critica di 2˚C.
Da notare che alcune delle più grandi aziende al mondo per capitalizzazione sono assenti dall’analisi globale, essendosi rifiutate di rispondere alla richiesta di divulgazione di CDP. CDP terrà sotto controllo il gruppo di oltre 700 aziende che non hanno rivelato i propri dati, al fine di monitorare se nel corso degli anni inizieranno a prendere parte a questo processo e per aiutare gli investitori a valutare la loro esposizione a un rischio non reso noto. Le tre maggiori aziende per capitalizzazione che quest’anno non hanno rivelato i propri dati sono Berkshire Hathaway, Facebook e Amazon.
Con la Taskforce on Climate-related Financial Disclosures (TCFD) del Financial Stability Board che pubblicherà le proprie raccomandazioni entro la fine di quest’anno, la pressione sulle imprese per rivelare come il cambiamento climatico possa impattare sul loro business è destinata a crescere. CDP lancia inoltre il suo Climate A List 2016 che comprende quelle aziende identificate con un voto A per le loro azioni nell’anno di riferimento 2015, indirizzate a mitigare il cambiamento ambientale. A seguito di una valutazione indipendente sulla base della metodologia di calcolo di CDP, 193 società sono entrate nella lista, comprese 54 aziende europee. Questa include CNH Industrial, ENEL, ENI, FCA, Intesa Sanpaolo, Iren, Salini Impregilo e Snam.