Pagina 9 - Energie & Ambiente n. 7

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n.7 settembre 2012
EDITORIALE
I
continui dibattiti sui conti energia attirano l’attenzione
dei media sul solare e sull’eolico, mentre un’altra fonte
rinnovabile su cui l’Italia ha una assoluta leadership in
Europa - la geotermia - resta in ‘ombra’. Eppure si tratta
di una fonte rinnovabile virtuosa, la cui tecnologia ha oggi
maggiori ricadute sulle filiere economiche nazionali di quanto
non avvenga per le altre. La geotermia, con le tecnologie
attualmente disponibili, si presenta inoltre come una fonte
energetica molto versatile, che si presta alla co-generazione
elettrica e termica (si pensi alle pompe di calore) su una
larghissima scala di dimensioni d’impianto, dalle centinaia di
kW alle centinaia di MW di potenza. L’estrema adattabilità
della taglia degli impianti, insieme al limitato impatto
ambientale qualora si abbia l’accortezza di utilizzare,
come in Italia, tecnologie di re-iniezione completa dei fluidi
geotermici, fa sì che la geotermia sia una risorsa sfruttabile
anche in aree ad alta urbanizzazione, quali quelle del Tirreno
centro-meridionale, dalla Toscana alla Sicilia.
Queste aree, essendo caratterizzate da vulcanismo attivo
o spento, posseggono enormi risorse geotermiche, che
possono essere sfruttate anche nella prospettiva della
generazione distribuita, ovvero quella produzione energetica
che prevede impianti di taglia medio-piccola diffusi sul
territorio, che si pone in alternativa al modello attuale
italiano di grandi impianti concentrati in poche aree. Il
modello di generazione distribuita, associato allo sviluppo
di reti elettriche intelligenti (smart grid), consentirebbe
di diminuire significativamente le perdite presenti nelle
lunghe linee di distribuzione attuali, che ammontano a
quasi il 7% dell’energia elettrica generata. Per stimolare
la valorizzazione della geotermia il CNR e il ministero
dello Sviluppo economico hanno dato luogo a un progetto
congiunto (dal nome Vigor) finalizzato all’individuazione
e realizzazione di interventi per ampliare il potenziale
utilizzabile di geo-energia in Campania, Calabria, Puglia e
Sicilia, tenendo conto delle specifiche condizioni ambientali
di quelle regioni. Dalla mappatura realizzata nelle quattro
regioni del Sud sono stati individuati 23 siti che comprendono
sia aree dove sono presenti sorgenti di acqua idrotermale
sia territori che potenzialmente potrebbero essere utilizzati
per il geoscambio, ovvero il raffrescamento estivo e il
riscaldamento invernale tramite pompe di calore geotermico.
Dei 23 siti censiti il ministero dello Sviluppo economico e il
CNR ne hanno selezionati 8 e hanno progettato gli impianti
che potrebbero essere messi a bando dal ministero dello
Sviluppo economico con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo
nei territori del Sud.
L’eventuale produzione di energia elettrica che potrà essere
ottenuta dalle risorse del sottosuolo individuate sarà infatti
in primo luogo destinata all’uso diretto come fonte di acqua
calda nei cicli produttivi e al fabbisogno energetico dei settori
industriale, agroalimentare e turistico di quelle regioni.
In quell’ambito territoriale vi sono però anche iniziative
che si pongono sulla frontiera tecnologica della geotermia
come il progetto “Campi Flegrei Deep Drilling” che dopo
anni di discussioni ha recentemente ottenuto il via libera
da parte del Comune di Napoli per le perforazione dell’area
di “Bagnoli Futura”, che è per il 90% di proprietà pubblica.
Il progetto prevede di scavare un pozzo pilota a 500 m di
profondità, cui potrebbe aggiungersi un secondo pozzo
ancora più profondo che potrebbe raggiungere i 4 km.
Questo progetto si collega ad alcune delle più innovative
esperienze internazionali come il progetto Iddp (Icelandic
Deep Drilling Project), che si propone di raggiungere le
profondità a cui i fluidi geotermici raggiungono temperature
super-critiche (superiori a 390°) per intercettare potenze
geotermiche 10 volte maggiori degli impianti attuali. Vi è poi
l’impianto EGS (Enhanced Geothermal Systems) di Soultz-
sous Forets, in Alsazia, il primo esperimento industriale
di geotermia stimolata, con pompaggio esterno di acqua
in rocce calde secche, allacciato definitivamente alla rete
elettrica francese dal 2009. Ma tornando in Italia vi sono
altre iniziative sviluppate negli ultimi anni, come il bando
per i nuovi permessi di ricerca della Regione Toscana,
che prefigurano una nuova stagione per lo sviluppo della
geotermia.
La Toscana è notoriamente il cuore storico della geotermia:
con i suoi 5,3 TWh di produzione si copre il fabbisogno
elettrico annuale di quasi un terzo della regione.
Nella zona geotermica tradizionale si possono osservare
i risultati di un processo che potrebbe essere esteso a
gran parte della costa tirrenica: quasi 5.000 famiglie sono
riscaldate da un’energia naturale e pulita, con un risparmio
di almeno il 50% rispetto ai riscaldamenti alimentati da
fonti fossili, oltre che con emissioni evitate di quasi 40.000
tonnellate di CO
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Marco Frey - Comitato Tecnico Scientifico E&Aoggi
Le potenzialità
di sviluppo della geotermia