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Conclusioni
A fronte dei risultati ottenuti, è
possibile affermare che le analisi
sui digestati prodotti in Veneto
confermano che tale materiale
non presenta alcuna criticità dal
punto di vista del contenuto in
metalli pesanti, presentando valori
in linea con quelli dei compost
e ampiamente inferiori a quelli
richiesti dal DLgs 75/10.
La frazione solida del digestato
presenta inoltre caratteristiche che
risultano confrontabili con quelle
del compost di qualità, per esempio
il contenuto di carbonio organico
e di azoto organico, ma non può
essere considerata alla stregua di
un compost, in quanto presenta
valori di indice di germinazione,
presenza di microrganismi
patogeni (in modo più marcato
se proveniente da digestione
mesofila) e stabilità biologica
tali da richiedere un’ulteriore
stabilizzazione e igienizzazione.
Il trattamento preferibile per
questa matrice, essendo di
natura organica, è rappresentato
senz’altro dal compostaggio, ma
tuttavia deve essere prima prevista
la miscelazione con materiale
strutturante; la frazione solida del
digestato possiede infatti valori di
umidità e densità apparente molto
elevati e l’apporto di materiale
ligneo consente l’ottimizzazione di
questi due parametri e favorisce
l’innesco dei processi degradativi di
tipo aerobico.
Il pH rappresenta una problematica
aperta in quanto è tipico, nei
processi di compostaggio, un
aumento da valori acidi verso quelli
alcalini; nel caso di miscele iniziali
con pH già elevati, come nel caso
del digestato, si incorre nel rischio
che il compost prodotto non rispetti
il limite massimo di 8,5 previsto
dalla norma. Si ritiene infine che
nel caso di utilizzo di digestato
nei processi di compostaggio,
la prima fase debba avvenire
necessariamente in locali chiusi
e in depressione, in quanto il pH
basico e le temperature elevate
favoriscono l’emissione di azoto
ammoniacale che, come è stato
appurato, risulta presente in
concentrazioni rilevanti.
BIBLIOGRAFIA
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2009.
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