La sempre maggiore consapevolezza ambientale e la ricerca di uno sviluppo sostenibile hanno fatto emergere la Blue Economy come una nuova visione economica, che non solo punta alla preservazione degli oceani e delle risorse marine, ma anche alla creazione di opportunità
Dai mari alle coste, passando per le acque interne, la Blue Economy rappresenta un settore in espansione che combina tecnologia, sostenibilità e crescita economica promuovendo un utilizzo responsabile e innovativo delle risorse marine, che può contribuire in modo significativo agli ‘Obiettivi di Sviluppo Sostenibile’ delle Nazioni Unite. Nello specifico, la Blue Economy presenta a oggi un valore globale di oltre 1,5 trilioni di dollari all’anno e più di 30 milioni di posti di lavoro (Fonte ‘The London School of Economics and Political Science’) e comprende tutte le attività economiche basate sull’oceano, i mari e le coste. Ciò include una vasta gamma di settori, come la pesca e l’acquacoltura, il turismo costiero, il trasporto marittimo, i porti e l’energia rinnovabile marina. Ed è proprio la tecnologia a svolgere un ruolo cruciale nel futuro della Blue Economy, favorendo la sostenibilità, l’efficienza e l’innovazione in vari settori marittimi: energie rinnovabili, biotecnologia blu, automazione e robotica (con i droni e robot sottomarini), le comunicazioni wireless sottomarine, l’intelligenza artificiale, utilizzata per esempio per incrociare miliardi di dati e identificare priorità. Queste innovazioni non solo migliorano le pratiche esistenti, ma aprono nuove frontiere per la crescita economica e la conservazione dell’ambiente marino.
L’andamento in Europa
Secondo il ‘UE Blue Economy report 2024’, l’innovazione e la sostenibilità sono i driver alla crescita del settore. L’economia blu dell’UE è in buona salute, con settori emergenti come l’energia oceanica, la biotecnologia blu e la desalinizzazione, che guidano la crescita e creano nuove opportunità di business. Gli ultimi dati rilasciati da Eurostat e riferiti al 2021 mostrano come l’economia blu dell’UE nel suo complesso impieghi 3,6 milioni di persone (+17% rispetto al 2020), a fronte di un fatturato di quasi 624 miliardi di euro (+21% rispetto al 2020), rappresentando 171 miliardi di euro in valore aggiunto lordo (+35% rispetto al 2020). Nonostante l’impatto negativo della pandemia e l’aumento dei prezzi dell’energia causato dalla situazione bellica, la maggior parte dei settori relativi alla Blue Economy in Europa ha migliorato le proprie prestazioni economiche: tra il 2015 e il 2021 c’è stato un significativo aumento in settori quali: energia eolica offshore (+326%), costruzione e riparazione navale (+54%), trasporto marittimo (+29%), risorse biologiche marine (+27%), attività portuali (+11%). Più nel dettaglio, il turismo costiero è rimasto il settore più grande, generando il 29% del valore aggiunto della Blue Economy dell’UE nel 2021. Il trasporto marittimo è il secondo settore più grande per fatturato, generando quasi un quarto del valore aggiunto della Blue Economy dell’UE nel 2021. Il settore delle energie rinnovabili marine (principalmente eolica offshore) ha anche registrato tendenze di crescita, con profitti lordi stimati a 2,4 miliardi di euro e un valore aggiunto di 3,3 miliardi di euro nel 2021, segnando un aumento del 45% rispetto al 2020.
Transizione energetica in primo piano
Il rapporto ‘UE Blue Economy Report’ di quest’anno approfondisce il contributo di tutti i settori dell’economia blu alla transizione energetica, evidenziando l’importanza economica di settori come le biotecnologie blu e la desalinizzazione, e mostrando una crescita significativa nell’energia rinnovabile marina. L’UE è all’avanguardia nello sviluppo di energia dalle onde, dalle maree e dall’eolico offshore: un passo avanti verso il raggiungimento degli obiettivi UE in materia di energie rinnovabili e clima. Dal 2023, il Partenariato per la Transizione Energetica per il settore della pesca e dell’acquacoltura dell’UE, iniziativa guidata dall’Unione, supporta la transizione del settore verso fonti di energia più pulite, aiutando così a ridurre la dipendenza attuale del settore dai combustibili fossili, che non è solo ambientalmente insostenibile, ma anche vulnerabile agli aumenti dei prezzi dell’energia. Il settore delle risorse biologiche marine (pesca, acquacoltura, lavorazione e distribuzione dei prodotti ittici) ha visto un aumento del 24% rispetto al 2020, con profitti lordi valutati a 9,7 miliardi di euro nel 2021.
Progetti in corso
Fra le iniziative in corso nel nostro Paese a livello di Blue Economy figura il progetto InnBlue, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca, che mira a creare una rete di centri di ricerca e innovazione dedicati all’economia blu, con l’obiettivo di promuovere la trasferibilità dei risultati scientifici e tecnologici alle imprese e alla società. BlueMed è invece un’iniziativa di cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo, coordinata dall’Italia, che si propone di sviluppare una visione condivisa e un piano d’azione per la Blue Economy nel bacino mediterraneo, con particolare attenzione alla protezione dell’ambiente, alla sicurezza alimentare, alla salute umana e alla crescita inclusiva. Programma lanciato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Blue Italian Growth (BIG) intende valorizzare il patrimonio marino e costiero italiano attraverso la promozione delle eccellenze nazionali nei settori della Blue Economy, sia a livello bilaterale che multilaterale. Nell’affascinante e innovativo ambito dell’Internet of Underwater Things (IoUT), Terna ha avviato una sperimentazione in collaborazione con WSense, società deep-tech specializzata nel monitoraggio e nei sistemi di comunicazione per l’ambiente subacqueo. Nel futuro scenario energetico, infatti, le dorsali strategiche, realizzate attraverso cavi elettrici sottomarini, saranno sempre più diffuse, e la loro realizzazione richiederà l’adozione di soluzioni innovative che garantiscano la sicurezza degli asset e il monitoraggio delle condizioni ambientali nelle vicinanze delle opere. L’IoUT rappresenta un nuovo orizzonte tecnologico, in grado di assicurare una gestione più intelligente e sostenibile dei collegamenti sottomarini attraverso il monitoraggio avanzato e la comunicazione in tempo reale di parametri subacquei indicativi per analizzare l’impatto antropico in mare. La sperimentazione della tecnologia IoUT si è svolta nelle acque del Mar Tirreno, nel canale di Piombino. In dettaglio, WSense ha predisposto un sistema di sonde sottomarine, collegate l’una con l’altra in una rete wi-fi subacquea per la trasmissione dei dati. Attraverso questo network sottomarino è stato possibile acquisire in tempo reale, per un periodo di tempo prolungato e continuativo, dati per il monitoraggio dell’ecosistema marino relativi a diversi parametri: rumore subacqueo, correntometria, clorofilla, temperatura e torbidità dell’acqua. WSense e Alcatel Submarine Networks (ASN), che fa parte di Nokia con oltre 750.000 km di cavi ottici sottomarini dispiegati in tutto il mondo, hanno firmato un Memorandum of Understanding (MOU) per creare la prossima generazione di sistemi di comunicazione wireless sottomarini. Il MOU delinea le aree di collaborazione tra WSense e ASN per integrare le rispettive tecnologie e competenze, al fine di sviluppare un sistema di comunicazione subacquea all’avanguardia. La partnership mira a rivoluzionare l’esplorazione subacquea e la raccolta di dati in tempo reale, contribuendo in modo significativo alla comprensione degli oceani nel pieno rispetto dell’ecosistema marino, giacché i sistemi emettono una potenza acustica pari a un centesimo di quella dei dispositivi comunemente montati sulle imbarcazioni e trasmettono i dati in modo intelligente, solo quando necessario.
Robotica subacquea
I veicoli sottomarini autonomi (AUV-Autonomous Underwater Vehicle) e i robot teleguidati (ROV) sono utilizzati per l’esplorazione e il monitoraggio dei fondali marini, la manutenzione delle infrastrutture offshore e la ricerca scientifica. L’uso di avanzate soluzioni di robotica subacquea, capaci di svolgere automaticamente complessi compiti d’ispezione, permette di compiere interventi subacquei non presidiati. Saipem svolge un ruolo d’avanguardia nell’industria in questa profonda trasformazione tecnologica. Un esempio è la piattaforma Hydrone, costituita dal Flatfish, un avanzato AUV, da un veicolo ibrido (ROV/AUV) residente sul fondo (Hydrone-R) e da un sistema ROV residente ricollocabile (Hydrone W). Il primo veicolo di tipo Hydrone-R è stato consegnato a Equinor all’interno del primo contratto Life of Field per droni da intervento sottomarino nel campo Njord, situato al largo della costa di Trondheim, in Norvegia, ed è ora operativo come sistema residente per attività di ispezione e manutenzione sottomarina. FlatFish è infatti il drone sottomarino di Saipem concepito per effettuare ispezioni autonome complesse senza il supporto della nave. Questo robot sottomarino può essere lanciato da una piattaforma, o essere posizionato sul fondale marino all’interno di un garage sottomarino. Interessante anche il progetto Odisseo di Terna, che utilizza droni sottomarini per ispezionare i fondali marini e supportare la progettazione e la manutenzione di infrastrutture elettriche sottomarine. Questo progetto è realizzato in collaborazione con Terradepth, una start-up statunitense specializzata nella raccolta e diffusione di dati oceanici tramite veicoli sottomarini autonomi. Il focus principale del progetto Odisseo è garantire la sicurezza e l’efficacia delle infrastrutture sottomarine di Terna, come i collegamenti elettrici. Per farlo, vengono utilizzate tecnologie avanzate come il drone Gavia, equipaggiato con sonar multibeam, sonar a scansione laterale e telecamere ad alta definizione. Questi droni permettono di effettuare rilievi geofisici ad alta risoluzione, monitorando l’ecosistema marino e assicurando il rispetto dell’ambiente durante l’installazione e la manutenzione delle infrastrutture. Il progetto è iniziato con un test al largo del porto di Casamicciola Terme, sull’isola di Ischia, dove i tecnici di Terna hanno verificato le prestazioni dei droni sottomarini. L’obiettivo è anche esplorare nuovi impieghi di queste tecnologie per migliorare la progettazione e la gestione dei collegamenti elettrici sottomarini, come il Tyrrhenian Link, l’Adriatic Link e il ponte energetico Elmed tra Italia e Tunisia.
Sbocchi professionali
Secondo The Adeccco Group, il settore della Blue Economy offre sempre più sbocchi professionali: vede nascere ogni anno lauree sempre più diversificate e specializzate nel nostro Paese, confermando un trend positivo sia nell’entusiasmo degli studenti per numero di iscrizioni, sia nel mercato del lavoro per opportunità occupazionali. Le potenziali figure professionali sono diverse: zoologi, biologi, botanici, ecologi, naturalisti, guide ambientali. E molteplici sono anche gli sbocchi lavorativi, sia nel pubblico che nel privato: enti di ricerca, aree marine protette, consulenza ambientale. In Italia, diverse università offrono programmi di specializzazione sulla Blue Economy, per esempio l’Università di Trieste offre una summer school intitolata ‘Sustainability and Digitalization in the Blue Economy’, che si tiene nel mese di luglio. Il programma mira a fornire competenze avanzate sulla sostenibilità e la digitalizzazione nel contesto dell’economia blu. Presso l’Università Roma Tre è invece disponibile il corso di laurea magistrale in ‘Maritime Policies and Blue Economy’; questo programma si focalizza sulle politiche marittime e sulle strategie per un’economia blu sostenibile. L’Università di Genova è attiva nel campo della Blue Economy con corsi e ricerche dedicati all’economia del mare e alla sostenibilità delle risorse marine. Genova, con la sua lunga tradizione marittima, è un luogo strategico per lo studio di queste tematiche, e questi programmi rappresentano un’opportunità significativa per coloro che sono interessati a contribuire alla gestione sostenibile delle risorse marine e allo sviluppo economico delle zone costiere. Tra i progetti interessanti si distingue quello di One Ocean Foundation che, oltre ad aiutare le imprese a misurare il loro impatto sugli oceani, si dedica ai giovani divulgando conoscenza sull’oceano con il progetto Sail4Change, che offre la possibilità di salire a bordo della Amerigo Vespucci nelle varie tappe di un tour per il mondo iniziato lo scorso marzo, che si concluderà a febbraio 2025.