Nelle regioni del Centro-Sud Italia c’è un ampio potenziale di sviluppo per il biogas, in particolare per il biometano di origine agricola, con possibili investimenti al 2030 stimati in una “forbice” dai 3,8 ai 5,6 miliardi di euro. Lo evidenziano i dati di uno studio Althesys presentato a Giarre (Catania) nel corso dell’incontro “Biogasdoneright and soil carbon sequestration” organizzato da Cib – Consorzio Italiano Biogas nel contesto del dibattito sulla riduzione delle emissioni e in vista della Conferenza COP21 di Parigi. Un appuntamento al quale hanno partecipato autorevoli scienziati ed esperti, dedicato alla sostenibilità della filiera agro-alimentare come fonte di energia rinnovabile, ma anche alle tecnologie in grado di sviluppare sistemi agronomici più produttivi e sostenibili come Biogasdoneright, un modello che permette alle aziende agricole di produrre energia elettrica, termica, biocarburanti avanzati e fertilizzanti.
“Il potenziale del biometano è notevole, sia in termini di contributo allo sviluppo sostenibile sia per l’occupazione. Dalla nostra ricerca”, dice Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys, “emerge che il potenziale di biometano proveniente dalle regioni del Centro-Sud (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) varia tra 2,1 e 3,1 miliardi di metri cubi al 2030. È un carburante di origine non fossile che può essere prodotto a partire dall’utilizzo di materie prime di provenienza agricola locale, in grado di favorire una gestione più attenta del territorio e di tutela ambientale”.
Le ricadute economiche complessive del potenziale sviluppo del biometano valgono, secondo i dati dello studio, un aumento al 2030 dello 0,3% del Pil del Mezzogiorno, ovvero dai 18,4 ai 27,4 miliardi di euro a seconda dello scenario evolutivo. Alto il ritorno dell’investimento: 1 euro investito nel biogas ne produce fino a 4 o 5 di ricadute sull’intera filiera. Le ricadute maggiori sono quelle dell’immissione in rete, fino a 14,3 miliardi di euro, mentre il gettito fiscale potenziale previsto dallo studio è tra i 3,3 e i 5 miliardi di euro.