Il conflitto tra Russia e Ucraina sta generando importanti ripercussioni sull’economia italiana che mettono in luce tutte le inadeguatezze del paniere energetico europeo e l’impellente necessità di mettere in sicurezza il sistema elettrico. A preoccupare di più è la dipendenza energetica dall’estero: negli ultimi anni l’Europa, Italia in primis, ha raddoppiato le importazioni di gas invece di incentivare e sviluppare la produzione interna di fonti energetiche. Come quella da biomasse solide che oggi rappresentano nel complesso circa il 17% della produzione di energia da fonti rinnovabili nel nostro Paese (fonte GSE 2019). Un contributo che potrebbe raddoppiare nei prossimi 3-5 anni se il settore fosse adeguatamente sostenuto e messo nelle condizioni di continuare a svolgere il proprio importante ruolo nel panorama energetico italiano, attraverso il rinnovo del sistema incentivante.
In mancanza di una visione chiara del futuro, gli investimenti restano bloccati e il settore non cresce, anzi si rischia di perdere anche quanto già installato. Eppure le biomasse solide sono l’unica fonte rinnovabile in grado di garantire una regolarità e continuità di esercizio per oltre 8 mila ore l’anno, senza vincoli da fattori meteorologici e senza ciclicità giornaliere. Ciò significa un contributo alla stabilità della rete elettrica nazionale nell’ottica di una strategia di diversificazione delle fonti e di una sempre maggiore indipendenza energetica. In questa direzione vanno le strategie che il Governo si impegna ad attivare in seguito a una risoluzione unitaria approvata dal Parlamento, concorrendo alle decisioni dell’UE nella direzione dell’Unione dell’energia.