I leader industriali e politici si sono riuniti di recente a Copenhagen in occasione della conferenza di lancio della nuova strategia di Bioeconomia della UE, alla presenza del Commissario Europeo per la ricerca e l’innovazione Marie Gheogenann Quinn, per fare il punto della situazione sulla Bioeconomia in Europa e analizzare le soluzioni che richiedono azioni congiunte tra gli Stati membri.
Marie Gheogenann Quinn, commentando la nuova strategia europea relativa alla Bioeconomia, ha messo in luce la necessità di passare a un’economia che utilizzi le risorse naturali in modo più sostenibile e intelligente e sviluppi completamente il potenziale dei prodotti a base biologica.
Catia Bastioli, AD di Novamont, ha evidenziato il fatto che le bioplastiche e lo sviluppo di bioraffinerie, attraverso un approccio di sistema, possono favorire la crescita e aumentare le possibilità di impiego nelle zone rurali e in tutta la filiera produttiva, contribuendo così a rendere più competitiva la Bioeconomia europea, in linea con gli obiettivi definiti dalla UE nel Programma Horizon 2020.
Le bioraffinerie possono rivestire questo ruolo di fattori abilitanti per l’innovazione e la crescita grazie al forte allineamento in tutta la catena del valore tra coltivatori, università/centri di ricerca e comunità locali. In questo modo si ottimizza il valore delle risorse locali e si permette alle regioni e/o alle diverse entità territoriali di esprimere il proprio potenziale in termini di capacità di innovazione e competitività. Attraverso questo approccio di sistema, inoltre, i rifiuti non sono più uno scarto, ma diventano una risorsa preziosa.
“Le tecnologie sono pronte e l’industria si impegna a fornire soluzioni competitive e sostenibili dal punto di vista economico e ambientale”, ha affermato Catia Bastioli. “In Sardegna, insieme a Polimeri Europa nella joint venture Matrica, ci stiamo impegnando nella costruzione di quella che diventerà la più grande bioraffineria di terza generazione in Europa e collaboriamo fianco a fianco con coltivatori, comunità locali e istituti di ricerca. Le bioraffinerie di terza generazione ci consentiranno di realizzare bio-prodotti da raccolti coltivati in terreni marginali e non irrigui, oltre a rifiuti e residui che verranno valorizzati e utilizzati per generare l’energia necessaria per la fase di trasformazione. Questi sviluppi trainati dall’industria saranno il fattore chiave che garantirà lo sviluppo di una Bioeconomia forte e matura in Europa. Per raggiungerne tutto il potenziale occorre però che l’Unione Europea e gli Stati membri collaborino insieme per mettere in atto il piano d’azione sulla Bioeconomia proposto dalla Commissione europea”.
Maraid McGuinness, in rappresentanza del Parlamento europeo e membro del Comitato per lo Sviluppo Rurale, ha a sua volta sottolineato l’importanza per il settore della Bioeconomia di una partnership attiva con gli agricoltori e ha citato l’esperienza Novamont e il suo approccio “inclusivo” come modello chiave cui ispirarsi.
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