Investire nell’efficienza e nella prevedibilità dei costi energetici: è questa la misura maggiormente adottata dalle aziende italiane per contrastare il caro-bollette e la volatilità del mercato energetico, che ha pesato notevolmente sulle performance aziendali dello scorso anno. È quanto emerge dall’ultima ricerca su aziende ed energia, condotta da Centrica Business Solutions su un panel mondiale di 500 aziende, operanti in differenti settori.
La necessità di ridurre i costi energetici e di renderli prevedibili è la sfida più importante per i prossimi tre anni per quasi la metà delle aziende italiane intervistate. Le decisioni sugli investimenti per i miglioramenti energetici, quindi, saranno basate sulla capacità di quest’ultimi di favorire la riduzione e la prevedibilità dei costi. Dalla ricerca si evince, inoltre, che le attuali pressioni sui costi non fanno altro che rafforzare l’opportunità di investire in soluzioni pulite ed efficienti. Ed è in questo modo che le aziende devono affrontare le sfide nel medio-lungo periodo: le realtà industriali italiane sono pronte ad accelerare i propri piani verso la sostenibilità, perché si aspettano che gli investimenti in soluzioni energetiche a basso o nullo contenuto di CO2 contribuiscano a risolvere le proprie sfide di riduzione dei costi.
In questo contesto, l’acquisto di energia da fonti rinnovabili (40%) risulta attualmente il miglioramento energetico più diffuso in Italia, dato che pone il Belpaese in prima fila nell’impegno verso il Net Zero, considerando che a livello mondiale solo il 28% degli intervistati si rifornisce attualmente con energia rinnovabile. La cogenerazione a idrogeno, invece, sembra essere la soluzione energetica che ha più probabilità di essere implementata nel prossimo futuro in Italia (73%).
Spiega Christian Stella, Managing Director di Centrica Business Solutions Italia: “Alcuni investimenti sono più orientati a ottenere una maggiore prevedibilità dei costi, altri sono finalizzati a ridurli, preferibilmente nel breve termine. In realtà, molti di questi progetti otterranno entrambi i risultati. 7 aziende su 10, ad esempio, stanno pianificando di adottare la cogenerazione a idrogeno o la stanno già sperimentando perché consente una maggiore efficienza dei costi e prevedibilità di budget, grazie all’indipendenza dalla rete che mette a riparo dalle fluttuazioni del mercato energetico. Inoltre, la riduzione dei costi e la sostenibilità non sono obiettivi che si escludono a vicenda, perché le credenziali di sostenibilità della cogenerazione sono ulteriormente migliorate con l’introduzione di combustibili rinnovabili, come l’idrogeno. Le aziende devono prepararsi al futuro con soluzioni che si ripagano oggi, ma che siano in grado di aiutarle anche a trarre vantaggio da futuri miglioramenti infrastrutturali: i sistemi di cogenerazione a idrogeno ne sono un buon esempio”.
Tutto questo sembra promettente, ma raggiungere il Net Zero non sarà semplice per la maggior parte delle aziende. Nell’attuale contesto, i bilanci di molte realtà sono limitati, il che rappresenta particolarmente un problema quando sono necessarie spese in conto capitale maggiori. E costruire un modello di spesa in conto capitale per le tecnologie a basse o zero emissioni è più difficile quando il mercato dell’energia è così volatile, una sfida per il 46% degli intervistati.
Attualmente per finanziare i piani di investimento le aziende italiane ricorrono ancora a finanziamenti (51%) e prestiti bancari (50%), ma crescono di popolarità per il futuro i prestiti legati alla sostenibilità (55%), il private equity (50%) e opex (46%).
La tendenza evidente, spiega lo studio, è quella di finanziare le soluzioni energetiche con le spese operative, piuttosto che con gli investimenti di capitale. Ad esempio, a livello mondiale, il 45% delle aziende sta valutando modelli contrattuali finanziati, percentuale che sale al 50% tra le aziende più grandi, che spendono più di 1 milione di euro all’anno per l’energia. I vantaggi del passaggio a un modello “opex”, che include una maggiore agilità e prevedibilità dei costi, stanno diventando sempre più chiari a molte aziende e le spingono a cercare nuove fonti di finanziamento.
Conclude Stella: “Alcune aziende riscontrano ancora molte difficoltà a mantenere lo slancio verso il Net Zero a causa delle pressioni immediate sui costi e dell’imprevedibilità dei mercati energetici. Ma le aziende che abbandonano il percorso verso la neutralità carbonica perché pensano di non poterselo permettere stanno commettendo un errore: rischiano uno svantaggio competitivo e un aumento dei costi nel medio-lungo termine. È necessario riconoscere che le proprie esigenze energetiche e gli obiettivi di decarbonizzazione non devono necessariamente entrare in conflitto: la riduzione e l’efficienza dei costi possono ancora funzionare insieme”.