L’Alleanza per il fotovoltaico in Italia stima in 40 GW la produzione di energia da fotovoltaico che, allo stato attuale, è ancora in attesa di ricevere l’autorizzazione per la realizzazione degli impianti. Progetti di investimento privato, senza alcun onere per lo Stato, pari a 35 miliardi di euro, già presentati e pronti per la messa a terra, ma che sono ancora bloccati a causa della burocrazia. Un enorme apporto nella sfida alle nuove politiche energetiche e alla transizione ecologica, che consentirebbe all’Italia di raggiungere in tempo gli obiettivi indicati dal Pniec per il 2030 di 60 GW di produzione energetica da fonti rinnovabili.
Per attuare questa volontà c’è però ora bisogno di un cambio di passo da parte delle Regioni e solo un’azione risoluta e straordinaria del governo può dare la svolta a un sistema autorizzativo che ad oggi funziona a singhiozzo o, in alcuni casi, è addirittura paralizzato. Uno scenario che infonde maggiore preoccupazione, se letto in relazione ai ritmi degli iter autorizzativi degli ultimi anni, per cui su un totale 33GW di progetti presentati dal 2018, pari a circa 1.000 impianti, soltanto il 9% è stato fino ad ora autorizzato.
In queste settimane che hanno visto la crisi energetica come prima conseguenza della guerra in Ucraina, il Governo si è impegnato ad aumentare il contribuito delle fonti rinnovabili nelle politiche energetiche del Paese. Secondo il Premier Draghi si tratta infatti dell’unica strategia fondamentale nel lungo periodo. Draghi si è soffermato sul nodo delle autorizzazioni che blocca lo sviluppo delle tecnologie pulite, sottolineando però che il Governo è al lavoro per “snellire la burocrazia e accelerare gli investimenti, ma occorre la collaborazione di tutti, soprattutto sul territorio, soprattutto nelle Regioni”.
L’Alleanza per il Fotovoltaico in Italia rappresenta i principali operatori energetici impegnati nello sviluppo di soluzioni per l’energia solare utility scale sul territorio italiano. Il tema relativo alle procedure autorizzative degli impianti, la cui durata dell’iter allo stato attuale è in media di 4-5 anni, costituisce il gap competitivo più rilevante che separa l’Italia dal raggiungimento degli obiettivi al 2030. La richiesta più urgente è quindi quella di provvedere alla semplificazione degli iter autorizzativi, tramite un intervento diretto da parte del Governo. Anche perché le Regioni continuano a procedere in ordine sparso e a volte retroattivamente, creando incertezza per gli investimenti. Sarebbe quindi determinante promuovere un maggiore coordinamento tra i ministeri competenti in materia (Mite, Mipaaf, Mic).