Rete Irene, network di aziende che promuove la cultura della Riqualificazione Energetica degli edifici esprime il suo pensiero rispetto al testo del Documento Programmatico di Bilancio (DPB) approvato in questi giorni dal Consiglio dei Ministri e inviato a Bruxelles, e alle indiscrezioni che hanno accompagnato la messa a punto dello schema di legge di bilancio per il 2022 in relazione al Superbonus 110%, una delle misure che più stanno facendo discutere l’esecutivo e lo fa attraverso le parole del suo coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Virgilio Trivella.
“Il tatticismo delle proroghe annuali (ultimamente anche semestrali) in funzione della disponibilità di risorse sempre scarse e sostenute forse più da esigenze di raccolta del consenso che da una chiara visione dell’interesse pubblico, non funziona più. Anzi, in presenza di un moltiplicatore della domanda efficace come quello mostrato dal Superbonus ha evidenziato platealmente i suoi difetti, scatenando la corsa all’accaparramento delle risorse, il rialzo dei prezzi e il precipitoso afflusso di operatori a dir poco improvvisati.” – spiega Virginio Trivella.
Le notizie delle ultime ore delineano per il Superbonus un orizzonte pluriennale indefinito, con un profilo di intensità calante: 110% nel 2022 e 2023, 70% nel 2024 e assestamento al 65% dal 2025, al consueto livello dell’Ecobonus che in tal modo sembrerebbe divenire strutturale. Si accenna anche al Bonus Facciate che, dopo il contrasto manifestato dal MEF, potrebbe essere conservato per un altro anno ancorché ridotto al 70%, per poi essere assorbito al livello standard del Bonus Casa 50% a partire dal 2023. Nulla è stato precisato, invece, in merito ai casi particolari dell’Ecobonus Condomini né al Sismabonus.
A voler dar credito a queste indiscrezioni, l’orientamento che pare di leggere è dunque quello della stabilizzazione, con atterraggio sul livello standard di incentivazione sperimentato prima della pandemia. Per perseguire il tanto auspicato obiettivo di decarbonizzazione e per consentire agli operatori economici di pianificare il proprio futuro la definizione di regole stabili è imprescindibile.
“Naturalmente si può discutere sul profilo delle curve di decrescita degli incentivi. A nostro parere andrebbe assicurata una progressione un po’ meno ripida e annunciata con largo anticipo, proprio per regolare in modo più accorto la temperatura della domanda, assicurare continuità all’offerta e realizzare un robusto consolidamento degli investimenti in capaci tà produttiva e risorse umane specializzate. Inoltre, sarebbe gradito avere un sistema transitorio automatico che consentisse di gestire in modo sereno e senza incertezze contrattuali gli interventi realizzati a cavallo di periodi caratterizzati da intensità di incentivazione diverse” – continua Virginio Trivella.
Quello della copertura finanziaria degli incentivi è, ovviamente, il punto critico. “Ha ragione il Ministro Franco, secondo cui il superbonus può avere “effetti stratosferici” sui conti pubblici, oppure le analisi del Cresme, della Luiss e del Centro Studi CNI, che raccontano tutta un’altra storia?” – si chiede Virginio Trivella – “Una storia di attività stimolate dagli incentivi che generano materia imponibile e imposte dirette e indirette su tutto il valore aggiunto; di ulteriori attività indotte dalle risorse reimmesse nel sistema economico e nel circuito fiscale da tutti gli attori della catena del valore; di risorse pubbliche risparmiate grazie agli effetti degli incentivi sull’occupazione, sulla salubrità degli ambienti riqualificati, sulla riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti. I risultati di un’analisi costibenefici, che oggi è del tutto assente dal dibattito politico, getterebbero una luce diversa sulla sostenibilità degli incentivi e sul loro livello ottimale in funzione dei risultati ecologici attesi”.
Inoltre, ben più importante della percentuale di detrazione è la facoltà di utilizzare gli incentivi con le modalità alternative alla detrazione diretta: cessione e “sconto in fattura”. È palese che, oltre a moltiplicare la capacità propulsiva del meccanismo, la facoltà di cessione rappresenti un irrinunciabile fattore di equità sociale. La sua assenza ripristinerebbe un grave effetto regressivo, avvantaggiando la popolazione più abbiente, con un conseguente ritorno ai modestissimi investimenti in efficienza energetica e sicurezza sismica già sperimentati in passato.
L’esperienza del Superbonus è positiva sotto diversi profili, avendo contribuito a coinvolgere il settore finanziario in un settore da sempre ignorato e a sensibilizzare l’utenza rispetto alla qualificazione tecnica degli interventi di manutenzione. Sul piano dell’organizzazione delle imprese, ha incoraggiato l’impegno di decine di migliaia di operatori nell’aggiornamento professionale e nel miglioramento della capacità produttiva.
“Per consolidare i benefici dell’esperienza del Superbonus potrebbe essere utile una migliore allocazione delle risorse del Reddito di Cittadinanza, di cui si tratterà nell’ambito della prossima Legge di Bilancio, che veda il ruolo attivo della formazione, tramite ad esempio le scuole edili, come instradamento verso il lavoro offerto dalle imprese” – consiglia il Coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Rete Irene.
Infine, per combattere l’annoso problema delle irregolarità edilizie i tempi potrebbero essere maturi per una sanatoria ecologica condizionata, ottenuta con la contestuale realizzazione di progetti di efficientamento statico ed energetico che includano obiettivi documentati e vincolanti di riduzione delle emissioni di CO2 particolarmente significativi.