Mancano pochi giorni all’inizio dei lavori di COP21, il Wwf porta a Parigi la richiesta di un’azione più responsabile: economie a emissione zero e adattamento ai cambiamenti climatici in atto.
La prossima settimana i leader mondiali si incontreranno a Parigi alla COP21 per trovare un nuovo accordo globale sul clima. L’accordo, secondo il Wwf, dovrà seguire le indicazioni della comunità scientifica e ridurre le emissioni dei gas serra per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi. Gli scienziati concordano sul fatto che questo sia il limite massimo per la sopravvivenza di diverse comunità ed ecosistemi quali le barriere coralline, i regimi glaciali artici e le isole del Pacifico e per avere la sicurezza di non raggiungere le soglie del cambiamento climatico più pericoloso per le stesse comunità umane.
L’urgenza di concludere un accordo ambizioso è stata sottolineata dagli ultimi dati raccolti dalla comunità scientifica: quest’anno l’innalzamento delle temperature globali si appresta a essere di 1°C al di sopra dei livelli preindustriali, confermando le anticipazioni degli scienziati che avevano previsto che il 2015 sarebbe stato l’anno più caldo mai registrato nella storia.
Marco Lambertini, direttore generale del Wwf International, ha detto: “La scienza ci dice che dobbiamo agire velocemente sul cambiamento climatico e Parigi è la nostra occasione. Abbiamo bisogno di un piano climatico incisivo in grado di tagliare drasticamente il carbone, promuovere l’energia rinnovabile, fornire il sostegno finanziario promesso e proteggere gli ecosistemi a forte assorbimento di carbonio come le foreste e gli oceani. Solo un’energica azione a Parigi ci potrà aiutare a rispondere a tali esigenze e mantenere il ritmo necessario per evitare un cambiamento climatico fuori controllo e assicurare un futuro sicuro per tutti noi”.
In occasione dell’incontro con la stampa organizzato dal Wwf, la Responsabile Clima ed energia Mariagrazia Midulla ha dichiarato: “A Parigi non è più tempo di accordi blandi, ci aspettiamo e ci batteremo come Wwf per un accordo nel quale sia espresso in modo chiaro che si deve mantenere l’aumento di temperatura al di sotto di 2°C e di conseguenza si adotti un accordo quadro che permetta di adeguare gli impegni finanziari e di riduzione delle emissioni a questo obiettivo. Come Wwf abbiamo costantemente chiesto, ed è anche contenuto nel testo negoziale, che si pensasse sì all’accordo del post 2020, ma con periodi di impegno di 5 anni. E ci sembra che anche l’Ue si stia finalmente orientando su step intermedi. Vanno previste azioni prima del 2020, e speriamo siano molto incisive, visto che la comunità scientifica ci dice che le emissioni devono iniziare a declinare il più presto possibile. Per quello che riguarda gli scenari energetici, lo scorso anno c’è stato per la prima volta un decoupling, cioè una crescita economica intorno al 3%, senza che le emissioni salissero di pari passo, rimaste stabili”.
“Un elemento importantissimo saranno i meccanismi finanziari: siamo abituati a considerarli un grande scoglio, ma in realtà il fatto che si debba intervenire in tutti i Paesi e si debba aiutare i Paesi più vulnerabili ad affrontare i cambiamenti climatici sia dal punto di vista dell’adattamento sia tecnologico è ormai assodato”, continua Midulla. “Altra questione importante sarà l’aiuto ai Paesi più vulnerabili a raggiungere i propri obiettivi di adattamento. Come Wwf proponiamo che ci siano dei meccanismi di aiuto ma con target ben precisi. La novità di Parigi sarà di partire da obiettivi nazionali. Sarà fondamentale mettere in piedi un effettivo e stringente meccanismo di monitoraggio. È necessario ridurre e azzerare le emissioni, ma l’adattamento al danno già fatto è altrettanto necessario, così come è necessario affrontare il tema dei danni subiti dai Paesi più vulnerabili. Questo sarà uno degli elementi che consentirà di raggiungere lo scenario migliore, cioè consentirà di creare quel clima di fiducia tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo dal quale potrebbe scaturire l’accordo. Dopo l’esperienza di Copenaghen sappiamo che il clima di fiducia sarà l’unica cosa che assicurerà un accordo. A livello di Unione europea andranno creati meccanismi solidi per favorire investimenti nelle rinnovabili e penalizzare i sussidi, diretti e indiretti, ai fossili. Ad esempio in Spagna si sta discutendo se dare aiuti per minime innovazioni tecnologiche alle centrali a carbone per tenerle in vita”.
Le azioni di mitigazione dei cambiamenti climatici – energie rinnovabili, risparmio ed efficienza energetica – offrono come possibilità anche quella di affrontare altre problematiche, dalla riduzione dei consumi d’acqua alla diminuzione dell’inquinamento. Sono tanti i benefici offerti dalle tecnologie pulite e distribuite sul territorio. Da questo punto di vista le notizie positive ci sono. Il fondo norvegese, il maggior fondo sovrano al mondo, ha deciso di disinvestire dai combustibili fossili, e in particolare dal carbone, e la notizia di oggi è che anche Allianz farà lo stesso, e non concederà più finanziamenti a chi ha più del 30% delle proprie attività nel carbone o più del 30% di emissioni derivanti dal carbone. Anche la Gran Bretagna ha annunciato l’uscita dal carbone, e a essa si è unita l’Austria. A livello planetario si registrano segnali che nessuno anni fa si sarebbe immaginato, come i Rockfeller che decidono di disinvestire dai fossili. La speranza è che queste good news riescano a controbilanciare l’azione di lobby che hanno interesse a che il mondo continui a usare i combustibili fossili. Oggi molti si rendono conto che di un combustibile fossile possiamo fare a meno subito, ed è il carbone. In Cina l’inquinamento da carbone sta provocando problemi di salute fortissimi. Su petrolio e gas la transizione può essere comunque rapida, ma gli interessi sono maggiori. Stiamo assistendo ai primi passi della rivoluzione anche nel campo dei trasporti, indietro rispetto a queste tematiche. Ecco perché Parigi deve dare un impulso. E bisogna fare in fretta. “La politica italiana ed europea è densa di contraddizioni”, conclude Midulla, “e negli ultimi anni c’è stata una notevole pressione affinché venissero attenuate scelte precedenti. Ci auguriamo che si faccia a più presto in Italia una strategia sul clima, di adattamento e mitigazione, che affronti tutti i settori con piani operativi. Il nostro Presidente del consiglio Matteo Renzi a giugno ha detto che ‘il vero nemico è carbone’. Ci aspettiamo su questo che siano politiche conseguenti. In Italia abbiamo centrali obsolete, addirittura a La Spezia è dentro l’area urbana e vicino ad una scuola. E ci aspettiamo che l’Europa smetta di essere timida su rinnovabili ed efficienza energetica. In Italia se riempissimo i tetti di pannelli avremmo una grande quota di solare. Ci vuole pianificazione e un ruolo importante e di leadership del settore pubblico”. Il Wwf richiede che a Parigi tutti i 195 Paesi partecipanti agiscano responsabilmente, stipulando un trattato in grado di accelerare la trasformazione globale verso economie a emissione zero e l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto. È necessario: muoversi nella direzione giusta e basata su principi scientifici; definire una struttura internazionale sul clima che assicuri azioni sempre più incisive; garantire la sicurezza e la capacità di adattamento dei Paesi e delle popolazioni vulnerabili ; fornire delle basi solide per le risorse finanziarie.
Su clima ecco le città surreali nelle creazioni dei disegnatori
Venezia, Milano, Pisa, Roma: una provocazione per riflettere su possibili conseguenze del mutamento climatico.
Le creazioni mostrano Roma e Milano desertificate e inospitali, divenute habitat di animali selvatici disorientati. Pisa e Venezia sono rappresentate in gran parte sommerse dai mari, senza la classica orda di turisti curiosi ma con un silenzio surreale, invase dall’acqua in una calma surreale dove non ci sono esseri umani.
La realizzazione della grafica delle “Città Surreali” è stata a cura di Cinzia Macis, scenografa e Graphic Designer, e Giacomo Cardelli, cartoonist .