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Un saluto al professor BerbenniERT

Per chi, come me, ha vissuto l’esperienza di lavoro nel settore dell’ambiente in genere e della protezione delle risorse idriche in particolare a cavallo degli anni ’70-’80, quello di Paolo è un nome mitico.

Ciò che colpiva di Lui era la profonda cultura e la signorilità del carattere. Professore di Ingegneria Sanitaria presso il Politecnico di Milano, ha svolto la sua attività scientifica nel campo della Chimica, Chimico-fisica e analitica sulle acque, con particolare riferimento alla bonifica delle falde sotterranee ed al trattamento delle acque destinate al consumo umano. Recentemente aveva rivolto la Sua attenzione anche al settore della bonifica delle falde sotterranee.

Molto attivo nel trasferimento delle conoscenze scientifiche alle Autorità responsabili della gestione dell’ambiente, ha collaborato attivamente con numerose Istituzioni locali (Regione Lombardia in primis) e con le Amministrazioni centrali (ricordo la Sua presenza “storica” alle attività della Commissione Internazionale per la protezione delle acque Italo-Svizzere).

Con il mio Istituto, l’IRSA, ha sempre avuto un forte rapporto di collaborazione: ricordo solo, a titolo di esempio, la Sua partecipazione ai gruppi di lavoro nelle fasi di fissazione dei limiti alle acque di scarico, che hanno costituito l’ossatura della legge 319/76, nonché la sua partecipazione alla Commissione istituita dall’IRSA per la standardizzazione dei metodi analitici per le acque. Ma oltre ai rapporti istituzionali, Paolo ha sempre dato una grande importanza ai rapporti interpersonali.

Ricordo ancora con profonda commozione alcuni momenti trascorsi con Lui e con il Prof. Roberto Marchetti, altro pioniere della ricerca ambientale in Italia; il rigore, la passione e l’entusiasmo che questi grandi personaggi mettevano nell’affrontavano le varie questioni ambientali hanno costituito per me, all’epoca giovane ricercatore, un esempio fondamentale di cui ho avuto la fortuna di beneficiare per tutta la vita.

Divulgatore di grande qualità, ha fondato la rivista Inquinamento di cui è stato Direttore fino alla trasformazione nella rivista Energia & Ambiente Oggi; di quest’ultima è stato componente del Comitato tecnico-scientifico, comitato a cui, proprio su proposta di Paolo, sono stato chiamato anch’io a far parte. La Sua attività è stata intensa ed instancabile, caratterizzata da entusiasmo e profondo ottimismo, doti che ha saputo trasferire a chi ha avuto l’occasione di lavorare con Lui.

La Sua scomparsa lascia un grande vuoto in chi ha avuto il privilegio di conoscerlo come uomo e come collega.

Romano Pagnotta – Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA) – Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) – Area Ricerca RM1

 

È morto Paolo Berbenni, un protagonista e testimone di molti eventi della storia della chimica, dell’ambiente e della scienza delle acque, i temi a cui ha dedicato tutta la vita. Non riesco a ricordare quando l’ho conosciuto, immagino nei primi anni sessanta; aveva poco meno della mia età e mi ha colpito la sua modestia e sapienza, due cose che raramente stanno insieme. In quel tempo curava già la rivista “Acqua Industriale”, divenuta poi “Inquinamento”. Era uno specialista di chimica delle acque ed era coinvolto nelle attività della FAST, la Federazione delle Associazioni Scientifiche e Tecniche, antica istituzione milanese rilanciata nel 1950 da Luigi Moranti che ne fece una specie della baconiana “Casa di Salomone”, in Via del Vecchio Politecnico, come punto di incontro delle molte associazioni che si occupavano di problemi tecnico-scientifici.

Moranti capì l’importanza del problema dell’acqua e affidò a Berbenni, allora uno dei pochi specialisti in questo campo, la costituzione del Gruppo di Studio sulle Acque che organizzò una serie di convegni, di importanza storica, che coprirono tutti gli aspetti delle acque e dell’inquinamento; da quello sulle acque in Italia del 1963, a quelli sulle acque sotterranee e superficiali del 1965 e 1966, a quello “Water for tomorrow” del 1968. Da tali convegni derivarono i primi piani sull’approvvigionamento idrico e le leggi sulla difesa contro gli inquinamenti e l’erosione del suolo. Nel 1970 Berbenni contribuì all’organizzazione del convegno internazionale “L’uomo e l’ambiente, una inchiesta internazionale”, in occasione della prima “Giornata della Terra”.

Il mio ricordo di Berbenni è associato all’ironia; era l’unica persona con cui si poteva scherzare e ridere sui vizi, la supponenza e la vacuità di molti nostri conoscenti. Berbenni ha contribuito all’“ecologia” con il suo sorriso e la competenza e la capacità di far capire che la nuova moda avrebbe potuto migliorare il mondo, soltanto se avesse sfruttato le conoscenze e la chimica, quella che sembrava a tanti una parolaccia. Con la chimica Berbenni ha denunciato gli inquinamenti dei fiumi, e ha suggerito rimedi di depurazione che sarebbero poi diventati standard.

È difficile ricordare gli scritti di Barbenni che comprendono numerosi saggi scientifici sull’analisi delle acque “minerali”, delle acque dei fiumi e dei laghi, sulla messa a punto di tecniche di analisi e di trattamento delle acque inquinate, ma anche molti altri campi, dall’energia ai rifiuti. Ma a me piacciono ancora di più gli scritti, sempre attenti e puntuali, apparsi in tante riviste, come le centinaia di “editoriali” pubblicati come direttore della rivista “Inquinamento”. Nel 50° anniversario della rivista, Berbenni raccolse in dieci puntate il percorso della rivista nel suo mezzo secolo di esistenza, prima di interrompere le pubblicazioni. Un contributo che da solo aiuterebbe a comprendere i problemi ambientali italiani nel corso della seconda metà del Novecento.

Proprio per la sua modestia e riservatezza Berbenni non ha avuto quei riconoscimenti accademici che ben avrebbe meritato. Eppure l’insegnamento era un’altra sua passione: libero docente in Chimica delle acque, ha insegnato per molti anni presso l’Università di Pavia e più recentemente nel Politecnico di Milano presso cui si trova un documentato curriculum e elenco di molte sue pubblicazioni. Ma il suo impegno didattico ed educativo andava ben al di là dell’Università, con conferenze presso associazioni e gruppi culturali in tutta Italia.

Dei morti si suol dire “ci ha lasciato”, ma uno studioso non ci lascia mai, continua a vivere nelle riviste, nei libri, fino a quando esisterà lo schedario di una biblioteca o funzionerà Internet, fino a quando qualcuno citerà i suoi scritti, magari in nota a piè di pagina. E così è anche per Paolo Berbenni.

Sono vicino – penso, insieme ai lettori che l’hanno conosciuto – alla famiglia e mi auguro che il suo vastissimo patrimonio di libri e di pubblicazioni e, soprattutto la racconta dei suoi scritti, non vadano dispersi e trovino qualche Fondazione che li raccolga e li inventari e li renda disponibili al pubblico. Chi vorrà capire qualcosa sulle acque in Italia e sulla storia delle lotte per avere un’acqua più pulita e sicura, vi troverà una miniera di informazioni e suggerimenti.

Giorgio Nebbia

Il 22 maggio 2013, all’età di 84 anni, è mancato all’affetto dei suoi cari ed a quello dei numerosi amici, il professor Paolo Berbenni. Qui di seguito alcune testimonianze di chi lo ha conosciuto.

Paolo Berbenni – curriculum e elenco delle pubblicazioni: www.diiar.polimi.it/amb/persona.asp?id=20