Quello che ci aspetterà nel 2050 – se non invertiamo velocemente la rotta – è un mondo sotto pressione. L’ente di certificazione internazionale DNV GL ha riassunto le principali evidenze della ricerca scientifica che tracciano un quadro di qui a trent’anni nello studio “A safe and sustainable future”, delineando al contempo uno scenario alternativo per un mondo sostenibile.
Nel 2050, il 70% della popolazione vivrà in aree urbane e 3 miliardi di persone saranno destinate alla povertà e a vivere nelle baraccopoli. Il 60% dei principali ecosistemi sarà a rischio; i livelli di diossido di zolfo e di diossido di azoto aumenteranno rispettivamente del 90% e del 50%, causando smog, piogge acide e fuliggine, soprattutto nei Paesi emergenti. Il livello dei mari s’innalzerà da 1 a 2 metri, con milioni di persone obbligate a lasciare le aree costiere dove vivono.
La lista di situazioni ad alto rischio che ci troveremo ad affrontare è lunga. Tuttavia, non è troppo tardi per intervenire. Un mondo in equilibrio con l’ambiente, caratterizzato da un’economia verde e circolare e da una società prospera è ancora possibile.
Gli esperti di DNV GL hanno individuato le 36 barriere fondamentali da aggirare; a partire dall’insufficiente consapevolezza dei singoli, passando per la debolezza dei quadri di riferimento istituzionali, sino ad arrivare alle carenze economiche e tecnologiche specifiche.
Luca Crisciotti, Ceo di DNV GL ha commentato: “Senza un impegno concreto, prevedere quello che aspetta il mondo di qui a qualche anno non è difficile. Nei prossimi decenni l’umanità si troverà ad affrontare le sfide più grandi mai incontrate. Abbiamo un’opportunità unica per plasmare un futuro prospero, dove le principali minacce per ambiente, economia e società siano state individuate e contenute, ma non possiamo più aspettare. Dobbiamo agire”.
Invertire la rotta è possibile. Lo studio si conclude illustrando l’insieme di cambiamenti fondamentali da attuarsi nelle sfere dell’economia, dei sistemi di governance e della società. Alcuni esempi? Riorganizzare sussidi e incentivi, incorporare le valutazioni Esg (Environmental, Social e Governance) nelle valutazioni finanziarie, rivedere l’urbanistica secondo principi di sostenibilità e definire nuove unità di misura per la crescita oltre al Pil, che non è in grado di esprimere il benessere della nazione o le condizioni dell’ambiente.