“L’andamento degli investimenti nel settore del waste management è stato altalenante negli ultimi anni, marcando un calo complessivo del 33% poi interamente recuperato nell’ultimo anno, arrivando nuovamente a toccare 1,5 miliardi di euro di investimenti, sostenuti in parte dalle amministrazioni pubbliche (20%) ma soprattutto dalle aziende di gestione dei servizi (80%), per un totale di 9 miliardi di euro investiti in 7 anni”, osservano gli analisti di Sensoworks, facendo riferimento ai dati del Rapporto 2021 della Corte dei Conti.
L’impiantistica per chiudere il ciclo dei rifiuti è un comparto che fattura circa 14 miliardi di euro all’anno, l’equivalente dello 0,8% del PIL nazionale, e che occupa 95 mila lavoratori, l’1,58 % dell’intero comparto industriale. Poco meno della metà degli investimenti è relativa alla fase di raccolta (748 milioni di euro), mentre 754 milioni di euro sono per la realizzazione degli impianti.
In merito agli impianti —osservano gli analisti di Sensoworks— 345 milioni di euro vengono spesi per il recupero energetico, 132 milioni per le discariche, 130 milioni per gli impianti di selezione, 73 milioni per il compostaggio, 57 milioni per il trattamento meccanico-biologico (TMB) e 17 milioni per i digestori anaerobici.
Il fabbisogno di investimenti, però è ben maggiore. Le principali associazioni di categoria stimano che per il periodo 2020-2030 siano necessari 12 miliardi di euro di investimenti per riuscire a raggiungere gli obiettivi ambientali della nuova direttiva europea sull’economia circolare.
Secondo la Corte dei Conti, inoltre, nel 2020 solo il 42% delle risorse programmate sono state effettivamente utilizzate. A causa del Coronavirus vi è stato un sostanziale azzeramento della spesa: il 37% dei finanziamenti previsti ha insistito su opere mai avviate» si apprende dal Rapporto 2021. Insomma, pur disponendo delle risorse necessarie, solo il 20% delle opere finanziate viene realizzato.
Altra criticità riguarda poi i tempi di realizzazione delle infrastrutture di gestione dei rifiuti. Il tempo medio per la realizzazione di un impianto è di oltre 4 anni, con punte che arrivano anche a 10 anni. Ci vogliono mediamente 32 mesi per la progettazione, 6 mesi per l’affidamento e 12 mesi per la realizzazione.
“Di fronte a questi dati incontrovertibili non basteranno certo i fondi del PNRR. Occorrono invece decreti di semplificazione. Più che un problema di risorse —infatti— in Italia abbiamo un problema di procedure”, sottolinea Niccolò De Carlo, CEO e co-fondatore di Sensoworks.
“Ma le criticità del PNRR—prosegue il CEO di Sensoworks— non riguardano solo il waste management: in generale tutti i lavori pubblici in Italia hanno tempi di avvio e di completamento più lunghi di quelli massimi previsti dal recovery plan. Dall’affidamento dei lavori alla loro ultimazione occorrono mediamente 6 anni e se poi si computano anche le fase di programmazione e la fase decisionale, la durata complessiva si allunga ulteriormente”.
In Italia —applicando i dati storici— la proiezione di spesa dei lavori pubblici avviati nel 2021 raggiungerebbe il suo massimo nel 2025 e consentirebbe di impiegare una percentuale delle risorse complessive almeno pari al 90% solo a partire dal sesto anno successivo all’avvio della procedura, ossia nel 2027. Se a questo flusso di spesa si affiancasse un ulteriore flusso di analogo importo relativo alle procedure avviabili in uno dei due anni previsti per le procedure del PNRR, emergerebbe la necessità di triplicare la velocità di spesa al fine di poter spendere almeno il 95% delle risorse entro il limite massimo di 5 anni.
Come risolvere il problema? La soluzione è nell’Intelligenza Artificiale. “Ci riferiamo ai grandi progetti legati alle Smart City ed alla realizzazione “smart” delle grandi opere infrastrutturali, ma anche —tornando nel piccolo all’argomento dei rifiuti— a prodotti ed algoritmi innovativi che possano contribuire a ridurre i tempi di implementazione”, sostengono gli esperti di Sensoworks.