La scienza delle donne

Pubblicato il 8 aprile 2008

La Carta è stata firmata in presenza di Viviane Reding, Commissario europeo per la Società dell’Informazione e i Media, e Nagia Essayed, Commissario per le Risorse umane, la scienza e la tecnologia dell’Unione Africana.

Secondo uno studio Unesco, le donne rappresentano in media soltanto il 27% dei ricercatori nel mondo, ma con disparità tra i vari Paesi e continenti: sono il 46% in Sudamerica, il 29% in Africa e il 15% in Asia. In Europa la Commissione Europea ha calcolato che le donne che lavorano nei laboratori pubblici sono il 32%, il 18% invece quelle che lavorano nel privato. Nonostante questo i premi assegnati alle donne sono davvero pochi: dei 521 premi per la scienza e la medicina assegnati dal 1903 al 2007, solo 12 sono andati a ricercatrici, 7 per la medicina, 3 per la chimica, 2 per la fisica.

Ci sono casi in cui l’Università riconosce il valore della ricercatrice ma poi non le assegna un posto fisso, la mantiene precaria. È la storia di Federica Migliardo, 32 anni, fisica all’Università di Messina, che l’ha premiata per essere stata il ricercatore con maggiori pubblicazioni ma che poi l’ha considerata non idonea per ricoprire un posto da ricercatore. La Migliardo ha ricevuto, in occasione dell’incontro di Parigi, il settimo premio, tra nazionali e internazionali: la borsa Unesco-L’Oreal per le donne nella scienza, premio da dieci anni conferito a giovani ricercatrici under 35 di tutti e cinque i continenti.

A convincere i giurati sono stati i risultati che Migliardo ha conseguito in dieci anni di ricerca sul trealosio, uno zucchero usato dai batteri che vivono in condizioni estreme per sopravvivere. “In condizioni ambientali di stress alcuni tardigradi, artemie saline (crostacei), batteri e piante mostrano straordinarie capacità di sopravvivenza grazie alla sintesi di questo disaccaride, che permette loro di passare a uno stato di ‘vita nascosta’ e di ripristinare le funzioni vitali quando le condizioni esterne tornano nuovamente favorevoli”, spiega la Migliardo. Gli studi sulla biofisica del trealosio permettono di ampliarne l’uso in diversi campi: farmaceutico, alimentare e cosmetico. Una delle applicazioni più significative in campo medico riguarda la conservazione del plasma in polvere, che grazie al trealosio può essere ricomposto aggiungendo acqua, come succede per il caffé in polvere. E ancora, il trealosio ha dimostrato di inibire l’aggregazione delle proteine mutanti impazzite tipiche delle malattie neurodegenerative, come nel caso della Corea di Hungtinton.

Grazie alla borsa ricevuta, Migliardo potrà trascorrere un periodo di studio presso l’Università di Lille per proseguire i suoi studi sul trealosio.



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