Brexit: quali prospettive per il settore energia e ambiente?

Il risultato del referendum in merito all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ha creato una situazione di incertezza generale nei mercati. All’interno del settore di energia e ambiente l’impatto è d’altronde più smorzato, poiché gli interessi dell’UE e del Regno Unito sono già ampiamente allineati

Pubblicato il 5 luglio 2016

Storicamente quello dell’energia è stato un settore in cui l’UE ha faticato a trovare un accordo e gli Stati membri, di conseguenza, hanno avuto un alto grado di indipendenza. Il nucleare e il carbone come fonti per la produzione di energia elettrica, ad esempio, sono aree in cui gli stati membri hanno storicamente avuto una visione radicalmente diversa.
L’effetto più immediato nel settore dell’energia sarà, secondo Frost & Sullivan, l’impatto negativo di un aumento del prezzo dei carburanti, dovuto a una sterlina più debole. Tuttavia, ciò è semplicemente il risultato di una fluttuazione nel valore relativo della valuta. “Dato che la Bank of England ha rilasciato dichiarazioni forti riguardo un possibile intervento immediato, non si prevede che ciò avrà un impatto duraturo sul mercato” afferma John Raspin, Partner.

Frost & Sullivan prevede i seguenti sviluppi:

  • Il Regno Unito è già avanti rispetto al resto dell’UE per quanto riguarda la riduzione della propria capacità produttiva basata sul carbone e delle proprie emissioni di carbonio. Con un impegno a chiudere tutte le centrali a carbone entro il 2025, non ci sono elementi che facciano pensare che questa politica cambierà. Allo stesso modo, il Regno Unito continuerà a portare avanti le proprie principali iniziative per la riduzione delle emissioni: ciò fa parte di un impegno globale e non è legato all’UE.
  • La costruzione di nuove centrali nucleari nel Regno Unito ha subito diversi ritardi e il voto per la Brexit porrà ulteriori ostacoli al programma, nonostante le dichiarazioni ufficiali in vista del voto secondo cui EDF e gli altri operatori avrebbero mantenuto l’impegno in questo investimento. “EDF si è mossa lentamente in ogni caso, ma la Brexit potrebbe portare l’azienda a riesaminare la fattibilità del progetto” sottolinea Jonathan Robinson, Principal Consultant.
  • Era improbabile che il Regno Unito riuscisse a raggiungere i suoi obiettivi in materia di energia rinnovabile per il 2020 come parte dell’UE. Frost & Sullivan stima che più della metà degli stati membri dell’Unione Europea non raggiungeranno i propri obiettivi, pertanto ci saranno pochi cambiamenti su questo punto. “Tecnicamente il Regno Unito dovrebbe essere esente da qualsiasi impegno UE sulle energie rinnovabili, ma il Regno Unito aveva già tagliato i propri sussidi alle energie rinnovabili creando incertezza; ciò aveva ridotto gli investimenti prima del voto sfavorevole all’UE, ma si prevede che i progetti pianificati vadano avanti, poiché la maggior parte degli sviluppatori sono già attivi nel mercato del Regno Unito e l’uscita dall’UE non dovrebbe alterare radicalmente tale impegno” prosegue Robinson.
  • Frost & Sullivan prevede che l’installazione dei contatori intelligenti continuerà secondo i piani, con un impegno concreto già in atto da parte del governo. In ogni caso, sarà ancora possibile per il governo del Regno Unito rivedere o ritardare il programma poiché l’UE non sta facendo rispettare l’impegno all’installazione dei contatori intelligenti, se ciò dovesse avere implicazioni negative per i costi.
  • Probabilmente i prezzi dell’energia non subiranno un impatto significativo. L’impegno della campagna Vote Leave ad eliminare l’IVA sui carburanti difficilmente sarà rispettato, e in ogni caso ciò corrisponderebbe soltanto ad una riduzione del 5%. Non ci aspettiamo che gli scambi commerciali tra il Regno Unito e Francia / Irlanda / Belgio ne siano influenzati.
  • Il mercato unico è stato lento a progredire, ma poiché il Regno Unito è uno dei mercati più liberalizzati d’Europa e ha sempre sostenuto questa politica, continuerà a farlo dopo l’uscita dall’UE. È probabile che eventuali nuove normative UE in questo settore sarebbero approvate e adottate anche dal Regno Unito.
  • Nel lungo termine, potremmo vedere un aumento dei costi di capitale per le infrastrutture di generazione dell’energia elettrica, causato dall’aumento dei costi di finanziamento: ciò dipenderà da quanto il Regno Unito riuscirà a difendere la propria reputazione sui mercati finanziari.
  • Il mercato dell’energia nel Regno Unito è un oligopolio con utility straniere come E.ON, RWE (npower), EDF e Iberdrola (Scottish Power) che rappresentano 4 dei primi 6 operatori. È probabile che l’incertezza causata dalla Brexit possa diminuire il livello di impegno che queste società energetiche hanno nel mercato.

brexitNel settore dell’ambiente, il quadro normativo dell’Unione Europea è stato fondamentale per dare forma al settore nel Regno Unito, specialmente grazie agli standard relativamente elevati fissati per la tutela dell’ambiente all’interno della direttiva quadro sullo acque (Water Framework Directive) e delle direttive di supporto, come ad esempio la direttiva sull’acqua potabile (Drinking Water Directive), la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (Urban Wastewater Treatment Directive), la direttiva sui fanghi di depurazione (Sewage Sludge Directive), la direttiva sul controllo e la prevenzione dell’inquinamento industriale (Industrial Pollution Control and Prevention Directive) e la direttiva sulle acque di balneazione (Bathing Water Directive). Anche le direttive dell’Unione Europea per il settore del riciclaggio dei rifiuti hanno avuto un’influenza significativa sugli investimenti tanto necessari nel settore dei rifiuti nel Regno Unito, in cui la percentuale di riciclaggio è circa del 40%. Gli standard dettati dalla direttiva sull’economia circolare dell’UE (EU Circular Economy Directive) avrebbero inoltre richiesto che il Regno Unito investisse nel riciclo delle acque reflue per raggiungere uno standard più elevato, pari al 65% delle acque reflue riciclate entro il 2030.

“Le direttive UE sono state estremamente benefiche per migliorare qualità dell’ambiente e ottenere una differenza significativa; un esempio chiave è la certificazione di Bandiera Azzurra per le spiagge. Recentemente, nel 2014, la percentuale record del 99% delle acque di balneazione del Regno Unito ha registrato una qualità buona o eccellente; ciò è ampiamente dovuto alla direttiva sulle acque di balneazione, che ha richiesto investimenti significativi nell’ambito del trattamento delle acque reflue con scarico diretto in mare” ha sottolineato Fredrick Royan, Vice President.



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